Di seguito le collaborazioni osteopatiche negli Ospedali italiani che ho trovato: Ospedale pediatrico Meyer di Firenze
Dal 2009, l'osteopata Tommaso Ferroni collabora nel reparto di Neurochirurgia dell'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, a stretto contatto col Direttore del Dipartimento Neurosensoriale, il dr. Lorenzo Genitori, con cui ha realizzato lo studio prospettico Approccio osteopatico in un Reparto di Neurochirurgia, presentato al Congresso Internazionale di Osteopatia a Firenze. Nato dall'idea di provare ad utilizzare un osteopata per trattare i bambini ricoverati nel Reparto di Neurochirurgia di un Ospedale Pediatrico, lo studio è durato 11 mesi ed è stato condotto su 80 bambini, fornendo dati incoraggianti per quanto riguarda la valutazione del dolore, prima e dopo il trattamento osteopatico. Una scala di valutazione del dolore ha permesso di valutarne l'intensità prima e dopo il trattamento manipolativo osteopatico, consegnando ai ricercatori risultati incoraggianti, sebbene ancora in fase di valutazione. Diminuito del 17 per cento il dolore nei bambini reduci da traumi; del 20 per cento nei bambini affetti da tumore e anche dalla Sindrome di Chiari; del 18,34 per cento invece la riduzione del dolore causato da Craniostenosi e del 5,55 per cento nei bambini affetti da Idrocefalo. Ospedale "S. Spirito" di Pescara Neonatologia Con delibera n° 482 del 04/04/2006 l’Azienda U.S.L. di Pescara ha espresso parere favorevole per l’attività di Osteopatia, a titolo gratuito, presso il reparto di Neonatologia del presidio Ospedaliero di Pescara ad opera dell'A.I.O.T. Accademia Italiana Osteopatia Tradizionale. Nel periodo maggio 2006-marzo 2011 è stata svolta attività di valutazione e trattamento manuale osteopatico dei neonati ricoverati con una frequenza bisettimanale (martedì e venerdì) in orario pomeridiano in modo da non interferire con l’attività medico-infermieristica e con l’orario di visita dei genitori. Sono stati valutati e trattati circa 1300 neonati osservando un risconto clinico positivo per quanto riguarda la funzione gastrointestinale e, soprattutto, la durata di degenza. Si è osservato un riscontro costante di una durata di degenza inferiore (in media 6 giorni in meno) nei neonati trattati con terapia manuale osteopatica rispetto ai non trattati; questa osservazione è stata riportata nell’articolo di recente pubblicazione: Effect of osteopathic manipulative treatment on gastrointestinal function and length of stay of preterm infants: an exploratory study, Gianfranco Pizzolorusso, Patrizia Turi, Gina Barlafante, Francesco Cerritelli, Cinzia Renzetti, Vincenzo Cozzolino, Marianna D'orazio, Paola Fusilli, Fabrizio Carinci and Carmine D'incecco; Chiropr Man Therap. 2011 Jun;19(1):15 Ospedale di Macerata Neuropsichiatria Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2009, la scuola A.I.O.T. di Pescara ha intrapreso uno studio nel reparto di Neuropsichiatria infantile dell'ospedale di Macerata, in cui sono stati valutati 41 soggetti affetti da ADHD (sindrome da deficit di attenzione ed iperattività), di età compresa tra 5 e15 anni. La diagnosi è stata formulata dal personale medico del reparto secondo i criteri del Diagnostic and Statistical Manual Of Mental Disorders (DSMIV). Dopo l’applicazione dei criteri di esclusione, sono stati arruolati 28 soggetti distinti in due gruppi: gruppo di studio (N=14) e gruppo di controllo (N=14). Tutti i soggetti hanno continuato il loro programma di trattamento, consistente in psicoterapia e terapia farmacologica; nel gruppo di studio è stato aggiunto l’OMT (trattamento manipolativo osteopatico). Benché siano necessari ulteriori studi su una più ampia popolazione, lo studio ha mostrato che l’OMT è in grado di migliorare la condizione sintomatologica di bambini affetti da ADHD. Ospedale di Macerata - reparto Neonatologia Dal 2010 ad oggi - reparto di Neonatologia dell’Ospedale di Macerata: sperimentazione dello Studio multicentrico randomizzato controllato sull'efficacia del trattamento manuale osteopatico in ambito neonatologico. Lo studio è condotto dall'A.I.O.T. Accademia Italiana Osteopatia Tradizionale di Pescara Ospedale di Atri (TE) Da settembre 2010 ad oggi - la scuola AIOT offre un servizio gratuito di trattamento osteopatico presso reparto Pediatria. Ospedale di Macerata - reparto Rianimazione e Anestesia Da giugno 2011 a giugno 2012 - L'osteopata Alessandro Accorsi collabora con il dott. Diego Gattari in uno studio osservazionale randomizzato teso a rilevare modificazione dei valori dell'emogasanalisi pre e post trattamento osteopatico. Obiettivo dello studio, valutare l'impatto dell'OMT sul metabolismo e sul sistema nervoso autonomo. Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma L'esperienza osteopatica nel nosocomio pediatrico Bambin Gesù di Roma ha prodotto uno studio condotto dalla dott.ssa Silvana Boscarino, l’osteopata Pietro La Viola e la dott.ssa Valentina Savoia dal titolo: "Esperienza di trattamento osteopatico in età pediatrica perdisfunzioni cranio sacrali: case series". Lo studio è stato condotto nel Dipartimento Chirurgia pediatrica, U.O Ortopedia, Servizio di Fisiatria in cui è stata fatta un’esperienza di integrazione diagnostica e di trattamento delle turbe posturali in età 0-18 anni con diagnosi palpatoria osteopatica e tecniche manuali osteopatiche. L’obiettivo del lavoro è stato quello di mostrare come la diagnosi palpatoria osteopatica possa integrare la semeiotica tradizionale e che il trattamento osteopatico cranio sacrale potrebbe avere nei casi di plagiocefalia posizionale un’indicazione elettiva. Ospedale "Santa Chiara" di Pisa Neonatologia E' in corso da febbraio 2011 un progetto di collaborazione osteopatica nel reparto di Neonatologia dell'ospedale Santa Chiara di Pisa, ad opera dell'osteopata Susanna Zanon. Il progetto, voluto dal prof. A. Boldrini, primario del reparto di Neonatologia si pone come obiettivo quello di continuare a trattare i neonati anche al di fuori dell'ospedale per un follow up di almeno 3-4 anni coinvolgendo: osteopati, neonatolgi e pediatri. Scopo dello studio: verificare l’efficacia del trattamento manuale osteopatico (OMT) in ambito neonatologico, nel miglioramento dei parametri clinici. Obiettivi dello studio: Valutare gli effetti del OMT sui neonati pretermine compresi tra: 32 e 35 settimane di gestazione; Valutare il miglioramento delle funzioni corporee (alimentazione, incremento ponderale, respirazione, evacuazione, ecc…) e durata di degenza. Ospedale "San Paolo" di Savona Oncologia Lo Studio Clinico dal titolo Cancer-related Fatigue Syndrome: il contributo osteopatico per una terapia ecologica, non invasiva è stato eseguito su pazienti della S.C. di Medicina Oncologica dell’Ospedale "San Paolo" di Savona dal 26 giugno 2008 al 25 giugno 2009, da parte di Patrizia Boero e Pietro Marino, allievi del 6° anno dell’Istituto Europeo per la Medicina Osteopatica di Genova, che hanno studiato e trattato pazienti con malattia tumorale, sottoposti alle relative terapie oncologiche e non, affetti da CRFS sia in forma acuta che cronica, presso gli ambulatori della S.S. Day Hospital Oncologico. Si è trattato di uno Studio Clinico Sperimentale relativo alla possibile applicazione della Medicina Osteopatica alla Cancer Related Fatigue Syndrome come terapia ecologica e non invasiva, che costituisce l’oggetto della presente Tesi. Questo presenta le caratteristiche di uno Studio di fattibilità che getta le basi per un prossimo Studio clinico randomizzato. Lo stesso Studio di fattibilità è stato condotto sotto la supervisione del Dr.Fulvio Brema e del Dr. Ugo Folco, Direttori succedutisi alla guida dellasuddetta S.C., della Dr.ssa. Gisella Pastorino, Direttrice della suddetta S.S.,e di Guglielmo Donniaquio D.O. M.R.O.I. docente e responsabile della Ricerca presso l’Istituto Europeo per la Medicina Osteopatica. Lo Studio in questione e la relativa Tesi hanno il compito di dimostrare: Se la terapia osteopatica può essere applicata alla Cancer Related Fatigue Syndrome Se la stessa presenta oggettivi ed efficaci effetti terapeutici nella Fatigue del paziente oncologico Se la metodica osteopatica applicata rispetta l’integrità psico-fisica del paziente senza causare effetti collaterali indesiderati Se l'applicazione della metodica osteopatica incontra il favore deipazienti Con cadenza settimanale una popolazione di 50 pazienti è stata studiata e trattata presso gli ambulatori della S.S. Day Hospital Oncologicodell’Ospedale S. Paolo di Savona, suddivisi in 3 Gruppi di Studio e 2 Gruppidi Controllo statisticamente indicativi e nel contempo rappresentativi diun futuro Studio Clinico da applicare ad una popolazione più larga dipazienti e su cui poter applicare un più rigoroso metodo statistico di ricerca. Il metodo di valutazione clinica dei pazienti sottoposti a trattamento osteopatico si è basato su: Anamnesi Semeiotica osteopatica caratterizzata da una valutazione globale del paziente Semeiotica medica con classici test di valutazione pluridimensionali Valutazione degli esami diagnostici a disposizione Per il trattamento è stato utilizzato un Protocollo di Osteopatia in Campo Craniale indirizzato ai quadri disfunzionali di "Inversione del ritmocranio-sacrale" e di "Compressione della sincondrosi sfeno-basilare", che rappresentano i quadri clinici osteopatici riscontrati in tutti i pazientiaffetti da CRFS di un primo Gruppo studiato e denominato ?. In seguito si è proceduto alla risoluzione della “primarietà” di base e degli “adattamenti” che eventualmente hanno necessitato di essere presi inconsiderazione. A tal fine sono state utilizzate tecniche secondo un approccio multidimensionale che hanno previsto “riequilibri” cranio-sacrali, viscerali,somato-strutturali, neurovegetativi. Ospedale di Venezia-Mestre Neonatologia L'esperienza nel reparto di Neonatologia dell'ospedale "Villa Salus" di Venezia-Mestre da parte dell'osteopata Germano Craighero ha avuto una durata quinquennale, consentendo di sviluppare un protocollo di intervento osteopatico neonatologico. Osteopatia in neonatologia approccio clinico, protocollo terapeutico, studio statistico è il titolo dello studio presentato dall'osteopata Craighero nell'ambito del Congresso nazionale di Osteopatia "La medicina incontra l’osteopatia: verso una medicina sistemica", tenuto a Roma a giugno 2010. Obiettivi: Approfondimento osteopatico clinico e diagnostico in Neontologia; sviluppare un protocollo di intervento osteopatico neonatologico; studio statistico sulle lesioni osteopatiche riscontrate. Descrizione: Questo lavoro, si basa sull’esperienza della durata di 5 anni con frequenza bisettimanale che l’autore ha svolto dal2002al 2007 presso il reparto di Neonatologia dell’ospedale Villa Salus di Venezia-Mestre diretto dalla prof.ssa Piovesan Annalisa, dove ha esaminato e trattato circa 2000 neonati. Risultati: Su un campione di 1000 neonati nati vivi di cui 772 vaginali e 228 cesarei si è riscontrato che nei neonati vaginali ben 605 presentavano lesioni dell’occipite, 585 presentava strain laterale dx, 259 strain laterale sx, 88 side bendig dx, 52 torsioni craniche. Nei 228 nati vivi da parto cesareo, 144 sono nati con cesareo programmato (c.p.) e 84 con cesareo d’urgenza (c.u.). Nei 144 si sono riscontrati 90 neonati con lesione all'occipite, 33 strain laterali, 1 strain verticale, 37 compressioni, 109 con circonferenza cranica (c.c.) > 50 percentili. Nei 84 si sono riscontrati 68 neonati con lesioni occipitali, 56 strain laterali, 45 compressioni, 12 strain verticali, 29 con circonferenza cranica >50 percentili. Conclusioni: Dallo studio sul campione considerato si può affermareche nei parti vaginali gli strain laterali, le compressioni occipitali e dell’assecranio-sacrale sono le lesioni più frequenti. I bambini nati da parto cesareo hanno la tendenza ad avere una circonferenza cranica maggiore e presentano frequenti lesioni all'occipite. Dopo questa esperienza l’autore è fermamente convinto che un’azione di riequilibrio osteopatico del neonato dopo il parto abbia un elevato significato preventivo contro l’instaurarsi di alterazioni strutturali e funzionali che si possono manifestare nelle varie fasi di crescita e influenzare negativamente l’esistenza del futuro adulto. “Riequilibrare il neonato prima possibile…… per non riequilibrare l’adulto poi” Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Palidoro reparto di Fisiatria L'esperienza nel reparto di Fisiatria dell'ospedale "Banbin Gesù" presidio di Palidoro (Roma) da parte dell'osteopata Pietro La viola con le dott.sse Silvana Boscarino e Valentina Savoia ha dato luogo ad un lavoro intitolato Cifosi rigida idiopatica adolescenziale: il ruolo della fascia presentato a Roma, a giugno 2010, nell'ambito del Congresso nazionale di Osteopatia "La medicina incontra l’osteopatia: verso una medicina sistemica". Abstract dello studio Introduzione: Da sei anni esiste nel Servizio di Fisiatria dell’OBG di Palidoro una collaborazione fra Medico Fisiatra ed osteopata nella diagnosi e trattamento nelle turbe del sistema posturale. In un precedente lavoro abbiamo riferito come, al riesame della casistica dei neonati arrivati alla nostra osservazione con diagnosi di “torcicollo”, avessimo trovato una disfunzione craniale all'origine della turba posturale per lo più non associata a lesioni dello SCM. Successivamente, rivedendo le cartelle cliniche di 448 pazienti di età compresa fra 4 e 18 anni, dimessi dal DH Fisiatrico nell’anno 2008 con diagnosi di atteggiamento scoliotico, abbiamo rilevato anche in questi una alta incidenza di disfunzione craniale all'esame clinico osteopatico (75%). Scopo del lavoro: Nel presente lavoro abbiamo riesaminato un gruppo di cifosi rigide non osteocondritiche, con l’intento di valutare se anche nella genesi della cifosi rigida posturale si possano riconoscere eventi traumatici somatici (disfunzione craniale). Il secondo proposito del lavoro è stato di verificare se nei casi esaminati di cifosi rigida posturale si potesse riconoscere un’alterazione o tendenza caratteriale comune, considerabile come trauma emozionale, e se il sistema fasciale potesse essere considerato il trasduttore di entrambi gli eventi traumatici, somaticoedemozionale. Materiali e metodi: Una popolazione di 15 adolescenti, di età compresa fra 12 e 18 anni, è stata selezionata random fra i pazienti affluiti al Servizio di Fisiatria nel periodo 2008-2009. Il criterio di inclusione prevedeva che la diagnosi clinica di dimissione fosse cifosi. Il criterio di esclusione prevedeva che la diagnosi fosse m. di Scheuermann o cifosi congenita o secondaria. Tutti i pazienti avevano percorso un iter diagnostico comprensivo di anamnesi e obiettività clinica da parte del Medico Fisiatra e dell’Osteopata. Erano stati eseguiti esami RX che prevedevano l’esame del rachide in toto sotto carico in due proiezioni, l’esame in proiezione trans orale e in massima flessione per il rachide cervicale, la proiezione assiale per il cranio. Prima dell’inserimento in trattamento osteopatico è stata eseguita una analisi bioenergetica secondo Lowen, annotando contratture di particolari segmenti corporei; inoltre un’analisi psicosomatica è stata eseguita in doppio cieco dal Medico Fisiatra e dallo Psicologo, che hanno somministrato rispettivamente il Test caratteriale TC40 di Requena e il CBCL Test. Risultati: L’analisi delle contratture segmentali secondo Lowen ha mostrato in tutti i soggetti una rigidità del diaframma ed un blocco della muscolatura sottoccipitale; l’atteggiamento del collo era protruso o incassato. I morfotipi vedevano prevalere i longilinei astenici o i brevilinei tarchiati. Nel complesso si notava una prevalenza di carattere schizoide e orale. L’esame Rx eseguito neipazienti con cifosi mostrava cuneizzazione metamerica in 6 casi, meglio studiati con esami di Risonanza Magnetica. Il test di Requena ha mostrato prevalenza caratteri yin come dominanti nelle triadi, prevalenza tay yin metallo come carattere dominante, forte presenza dell’elemento metallo, forte presenza dei caratteri shao yin e jue yin nel tema. Il CBCL test ha dimostrato che il tratto caratteriale comune nelle cifosi rigide posturali esaminate era una tendenza alla interiorizzazione con note ansioso depressive. I pazienti sono stati sottoposti a trattamento osteopatico cranio-sacrale per un numero medio di sedute di 6 (tra 4 e10 sedute), 1 al mese). I pazienti erano 9 di sesso maschile e 6 di sesso femminile, per un totale di 15 pazienti selezionati. Nei pazienti esaminati è stata riscontrata una disfunzione craniale con diaframma in inspirazione e blocco C2-C4 e D5-D9. Le disfunzioni riscontrate sono state: 4 casi di compressione, 7 di strain, 4 casi di lateroflessione. Le caratteristiche comuni a tutti i pazienti erano sintomi associati quali cefalea, asma bronchiale, allergie di n.d.d., disturbi digestivi. In tutti i pazienti è stato ritrovato un disturbo di tipo emozionale. Discussione: Il tessuto connettivo connette tutto con tutto senza soluzione dicontinuità, collega l’interno e l’esterno degli organi con l’interno e l’esterno delsistema nervoso. Le forze organizzatrici del corpo si propagano attraverso le catene miofasciali che collegano le quattro sfere principali del nostro corpo (pelvica, addominale, toracica e cranica), agli arti superiori e inferiori. Questo processo facilita la dannosa progressione delle forze gravitazionali, come il processo di un lento deterioramento strutturale al quale è vero similmente dovuta la cuneizzazione metamerica da noi osservata nei casi descritti di cifosi rigida posturale non osteocondritica. Conclusioni: Nei libri classici di anatomia la fascia viene presentata come un tessuto passivo, una membrana di tessuto connettivo fibroso che copre i muscoli. La fascia è invece l’ente meccanico di coordinazione motoria del corpo, il componente primordiale del sistema muscolo-scheletrico come integratore e trasmettitore di forze; il sistema fasciale è anche il centro di produzione della sostanza intercellulare, grazie alle sue cellule. Man mano che aumenta la necessità meccanica densifica la struttura del collagene, suo principale componente. Questo spiega come le catene miofasciali evolvano adattandosi al vissuto psicomotorio e traumatico: infatti il meccanismo patogenetico della lesione osteopatica prevede inizialmente la densificazione del TC in rapporto allo stress, quindi la disfunzione, il richiamo fasciale e l’alterazione posturale. Anche i traumi emozionali peraltro vengono assorbiti dalle strutture miofasciali: Reich e Lowen hanno dimostrato, attraverso la bioenergetica, come le strutture miofasciali costituiscano una vera corazza in relazione al carattere e agli avvenimenti della prima infanzia. Il riesame del nostro campione di cifosi rigide posturali adolescenziali ha mostrato la presenza di una disfunzione craniale verosimilmente verificatasi durante la vita intrauterina o durante il parto, che si è strutturata durante lo sviluppo per la mediazione del tessuto fasciale. La concordanza dei dati dell’analisi bioenergetica, del test TC40 e del CBCL test hanno confermato una tendenza caratteriale comune, rappresentata dall'interiorizzazione e da una diatesi ansioso-depressiva strutturata in un segmento diaframmatico particolarmente rigidoecontratto. Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano Unità Spinale Unipolare L'esperienza nell'Unità Spinale dell’ A.O. Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano ha prodotto uno studio preliminare condotto da Chiara Arienti, Silvia Daccò, Alberto Maggiani del Dipartimento di Ricerca, Istituto Superiore di Osteopatia di Milano, e da Tiziana Redaelli dell'Unità Spinale Unipolare, AO Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano. Il lavoro dal titolo Il dolore nel paziente con lesione midollare: effetti del trattamento osteopatico e dell’associazione al trattamento farmacologico è stato presentato a Roma, a giugno 2010, nell'ambito del Congresso nazionale di Osteopatia "La medicina incontra l’osteopatia: verso una medicina sistemica". Obiettivo: Valutare gli effetti dell’associazione tra trattamento farmacologico e osteopatico sul dolore cronico in soggetti con lesione spinale (LS). Metodi: 26 pazienti con LS, sono stati reclutati presso l’Unità Spinale Unipolare dell’ A.O. Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano e trattati presso il Centro Studi e Ricerca Osteopatica dell’Istituto Superiore di Osteopatia di Milano. I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi: nel gruppo F (farmacologico) i soggetti sono stati trattati solo con terapia farmacologica; nel gruppo FO (farmacologico/osteopatico) inizialmente con trattamento farmacologico e dopo aver raggiunto una fase stabile dimiglioramento, con trattamento osteopatico; nel gruppo O (osteopatico) i pazienti sono stati trattati solo con trattamento osteopatico. Per valutare l’effetto del trattamento sulla percezione del dolore, i pazienti sono stati valutati con una scala numerico verbale validata (scalaVNS) durante il corso dello studio, per un totale di otto valutazioni. I risultati sono stati analizzati utilizzando un’analisi della varianza (ANOVA) a misure ripetute. Risultati: I soggetti in tutti e tre i gruppi sono andati incontro a un miglioramento significativo nel tempo (p<0,001) nel corso delle prime 12 settimane. L’entità del miglioramento è sovrapponibile tra i tre gruppi (p=0,26). L’analisi dei punteggi VNS ottenuti successivamente a partire dalla tredicesima fino alla ventiquattresima settimana conferma un miglioramento significativo (p<0,001) sulla percezione del dolore: tuttavia in questo caso il gruppo FO mostra un miglioramento significativamente maggiore rispetto ai gruppi F e O (p=0,043e p=0,032 rispettivamente). Conclusioni: I risultati indicano che il trattamento osteopatico ha un effetto paragonabile a quello farmacologico normalmente utilizzato sulla percezione dolorifica in pazienti con LS. Il trattamento osteopatico costituisce quindi una scelta potenziale alternativa in pazienti in cui i farmaci utilizzati (pregabalin o FANS) non siano tollerati o siano controindicati. Sono necessari studi su campioni più estesi per verificare se l’effetto additivo, reso possibile dai meccanismi diversi alla base dell’efficacia delle due strategie, possa risultare utile nel trattamento generale delle LS. Ospedale "San Martino" di Genova Lo studio di fattibilità Cancer Related Fatigue Syndrome è stato condotto presso l'IST Genova dagli osteopati I.E.M.O. Mirella Argenti e Andrea Traverso al fine di tracciare un quadro più preciso delle due forme di Stanchezza Cronica: la Fatigue e la Fibromialgia. La prima può essere definita come sensazione soggettiva persistente di affaticamento fisico, emozionale e/o cognitivo legata al cancro o ai trattamenti terapeutici, mentre la Fibromialgia, è una patologia che comporta dolore cronico dall'incerta eziologia e non chiara patogenesi. Abstract della Tesi La nostra tesi verte sull’interpretazione della Fatigue (termine inglese che significa astenia, stanchezza, da Cancer Related Fatigue Sindrome) e della fibromialgia come disturbi del sistema neurovegetativo. Si è scelto di effettuare una ricerca di fase 1 - altrimenti definita studio di fattibilità - presso l'Istituto Scientifico Tumori di Genova, al fine di tracciare un quadro più preciso delle due forme di Stanchezza Cronica. L’evolversi delle malattie a decorso cronico, rende infatti opportune addirittura necessarie costanti verifiche, attraverso cui valutare l’appropriatezza dell’intervento terapeutico. La raccolta e l’elaborazione dei dati si effettua prendendo in analisi vari fattori come i sintomi, lo stato generale di salute e la soddisfazione della cura, ma trova il suo momento di oggettività scientifica nell'utilizzo del questionario valutativo SF-36, strumento scientifico riconosciuto a livello internazionale. L'SF-36 è un questionario sullo stato di salute del paziente che è caratterizzato dalla brevità (mediamente il soggetto impiega non più di 10 minuti per la sua compilazione) e dalla precisione (lo strumento è valido e riproducibile). L' uso del questionario SF-36 ha quindi oggettivato la nostra ricerca. E' stato somministrato dal Personale Sanitario dell’Istituto, ma non del Reparto in cui di è svolta la sperimentazione, al fine di non influenzare, anche involontariamente, le risposte dei pazienti. Il questionario ha raggiunto i soggetti coinvolti nella ricerca sia all'inizio del ciclo di trattamenti osteopatici che al termine di essi. Il campione statistico, formato da 24 pazienti, ha fornito il materiale per l'elaborazione di interessanti risultati. Per ciascun paziente, la frequenza di rilevazione è stata effettuata: ad ingresso ed uscita trattamento, per ogni visita, per le tre visite previste. La scelta di effettuare tre trattamenti (i primi due a distanza di una settimana e il terzo dopo due settimane) si è resa necessaria per ottenere un campione più ampio possibile in base al tempo (tre mesi) inizialmente previsto in accordo con l'IST. In totale, per ogni paziente, si è valutato un lasso di tempo di circa 35-40 giorni. Si è reso necessario, operando all'interno di una Struttura Sanitaria Pubblica, l'assenso del paziente tramit Consenso Informato. Gli esiti della sperimentazione analizzano la Crfs nella componente del dolore e dell'affaticamento, e parallelamente il gradimento dei trattamenti da parte del paziente. Il protocollo osteopatico utilizzato in questo studio si organizza in una serie di quattro test valutativi. Vengono utilizzati sia a scopo diagnostico (inizio seduta) che valutativo (al termine del trattamento). Utilizzando un unico protocollo d'intervento terapeutico, abbiamo considerato fondamentale, anche a livello neurovegetativo, la differenza tra un compressione cranica e una inversione del ritmo craniosacrale. Risultati: Alla luce dei risultati della ricerca si può quindi affermare, senza ombra di dubbio, che il coefficiente di gradimento del trattamento è sostanzialmente elevato. A riprova di ciò, anche le numerose richieste fatte al Primario dell'Ambulatorio di Terapia Antalgica, dott. Dini, o direttamente a noi, di proseguire i trattamenti con altri cicli. Valutazioni di tipo oggettivo hanno inoltre portato a conclusioni interessanti sulla relazione tra sistema neurovegetativo, adattamenti della base cranica nella loro espressione di facilitazione neurologica degli arti inferiori e fluttuazione del liquido cefalorachidiano. Tutti gli enunciati della tesi hanno avuto nel complesso una conferma: in base ai dati raccolti, infatti, l’ipotesi di interpretare la CRSF come un disturbo neurovegetativo ha un proprio fondamento. Applicare, inoltre, lo stesso protocollo sia a pazienti oncologici che fibromialgici ha rilevato che anche in quest’ultima patologia il SNV ha un ruolo importante. La nostra ricerca, proprio perché di fase 1, si basa su risultati a breve termine. Non è possibile, allo stato attuale della ricerca, prevedere l’evolversi degli equilibri raggiunti dai pazienti. Questo ne costituisce un limite oggettivo che potrà essere superato con uno studio sperimentale più avanzato (fase 2 e successive). La nostra collaborazione con l’IST si è via via trasformata in presenza costante, affidabile per professionalità. Infatti la Direzione Sanitaria, tramite il primario del Servizio di Terapia Antalgica dott. Dini, ha inoltrato presso la Regione Liguria la richiesta affinché il nostro ruolo, pur permanendo la caratteristica di lavoro volontario, sia ufficializzato. Ciò permetterebbe la possibilità di studi e sperimentazioni, con parametri scientifici, nonché valutazioni a medio e lungo termine dei risultati ottenuti. Ospedale di Carate Brianza Pediatria e Neonatologia Dal 1998 l'Osteopatia fa parte della clinica dell'U.O.C. di Pediatria e Neonatologia del Presidio di Carate Brianza grazie alla collaborazione dell’osteopata Dr.ssa Iliana Biagiotti. Il successo riscontrato ha allargato agli altri presidi dell'Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate questa esperienza soprattutto negli ambiti riguardanti le esigenze della coppia mamma/bambino. Sono 3.510 i neonati sottoposti a valutazione osteopatica in più di dieci anni, ossia il 17 per cento dei 21mila nati totali, procedendo a trattamento in circa 1411 casi. Corsi teorico-pratici hanno creato un team di medici e ostetriche interessati all'applicazione dell'osteopatia e all'effettuazione di trial controllati. I risultati raccolti in oltre 10 anni di esperienza osteopatica nell'ospedale di Desio Vimercate, avvalorano l'importanza dell'osteopatia per i neonati. Leggere l'articolo scritto dalla dott.ssa Rosella Colli, U.O. Pediatria e Neonatologia POC Carate Brianza. Presidio Ospedaliero Bassini di Cinisello Balsamo Dal 2007 ad oggi - La scuola di Osteopatia I.C.O.M. collabora con le Unità Operative di Ortopedia, Otorinolaringoiatria (ORL) e Geriatria dell'ospedale. I primari delle suddette U.O. hanno creduto nell'integrazione della terapia osteopatia nel sistema di cure ospedaliero: sono stati quindi strutturati 4 protocolli di ricerca per valutare l'efficacia della terapia osteopatica in pazienti con accesso ospedaliero per Lombalgia, Cervicalgia, Vertigine/Instabilità Propriocettiva e Osteoporosi. Fonte
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ATTENZIONE LEGGEREIl dottor Paonessa non rilascia AutoriMarco Paonessa Archivio
Novembre 2024
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