Modelli Osteopatici

Questa descrizione dei modelli osteopatici è stata tratta dal documento “Parametri di riferimento per la formazione in osteopatia” stabiliti dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
In questo documento vengono riportati i parametri di riferimento per la formazione in osteopatia ai quali tutte le scuole Europee dovrebbero attenersi. Tali modelli sono stati descritti approfonditamente nell’opera magistrale di Jon Parsons e Nicholas Marcer che consigliamo vivamente di leggere.
Modelli basati sul binomio struttura-funzione:
L'approccio adottato dall'operatore di osteopatia per effettuare la diagnosi ed il trattamento si articola su cinque modelli principali, basati sul rapporto struttura/funzione.
Di norma, tali modelli vengono combinati l’uno con l’altro allo scopo di costruire un quadro di riferimento che permetta di interpretare la rilevanza della disfunzione somatica all'interno del contesto dei dati clinici oggettivi e soggettivi. La combinazione scelta viene personalizzata per ogni paziente in base alla diagnosi differenziale, ad altri regimi terapeutici e alla risposta del paziente al trattamento.
1) Il modello biomeccanico:
Nel modello biomeccanico, il corpo viene considerato un'integrazione tra componenti somatiche in reciproco rapporto, le quali formano un meccanismo per la postura e l'equilibrio. La presenza di tensioni o squilibri all'interno di tale meccanismo può ripercuotersi sulla funzione dinamica, incrementare il dispendio di energia, alterare la propriocezione (il proprio senso della posizione e del movimento relativi delle parti corporee adiacenti), modificare la struttura delle articolazioni, ostacolare la funzione neurovascolare ed alterare il metabolismo. In questo modello gli approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, vengono applicati per ripristinare la postura e l'equilibrio oltre che per perseguire un utilizzo efficiente delle componenti muscolo-scheletriche.
2) Il modello respiratorio/circolatorio:
Il modello respiratorio/circolatorio concerne il mantenimento dell’ambiente sia extracellulare che intracellulare, per assicurare che nessun ostacolo impedisca l'apporto dell'ossigeno e dei nutrienti, né l'eliminazione degli scarti del metabolismo cellulare. La tensione del tessuto o gli altri fattori che interferiscono con il flusso o la circolazione di qualsiasi fluido corporeo possono influire negativamente sulla salute del tessuto. In questo modello gli approcci terapeutici, comprendenti anche le tecniche manipolative osteopatiche, vengono applicati per intervenire sulla disfunzione della meccanica respiratoria, della circolazione e del flusso dei fluidi corporei.
3) Il modello neurologico:
Il modello neurologico considera gli influssi della facilitazione spinale, della funzione propriocettiva, del sistema nervoso autonomo e dell'attività dei nocicettori (fibre del dolore) sulla funzione della rete immunitaria neuroendocrina. Viene considerato particolarmente importante il rapporto tra il sistema somatico e quello viscerale (autonomo). In questo modello gli approcci terapeutici, incluse le tecniche manipolative osteopatiche, vengono applicati allo scopo di ridurre le tensioni meccaniche, di equilibrare le afferenze neurali e di ridurre o eliminare gli impulsi nocicettivi.
4) Il modello biopsicosociale:
Nel modello biopsicosociale, vengono riconosciute le varie reazioni e gli stress psicologici che possono influire sulla salute e sul benessere del paziente. Tra questi sono compresi i fattori ambientali, socioeconomici, culturali, fisiologici e psicologici che influiscono sulla malattia. In questo modello gli approcci terapeutici, incluse le tecniche manipolative, vengono impiegati per intervenire sugli effetti e sulle reazioni ai vari stress biopsicosociali.
5) Il modello bioenergetico:
Nel modello bioenergetico, viene riconosciuto che il corpo cerca di mantenere un equilibrio tra la produzione, la distribuzione ed il dispendio di energia. Il mantenimento di tale equilibrio favorisce la capacità di adattamento del corpo ai vari stressori (immunologici, nutrizionali, psicologici, ecc.). In questo modello gli approcci terapeutici, incluse le tecniche manipolative, vengono impiegati per intervenire sui fattori che possono provocare scompensi nella produzione, distribuzione o dispendio dell'energia.
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In questo documento vengono riportati i parametri di riferimento per la formazione in osteopatia ai quali tutte le scuole Europee dovrebbero attenersi. Tali modelli sono stati descritti approfonditamente nell’opera magistrale di Jon Parsons e Nicholas Marcer che consigliamo vivamente di leggere.
Modelli basati sul binomio struttura-funzione:
L'approccio adottato dall'operatore di osteopatia per effettuare la diagnosi ed il trattamento si articola su cinque modelli principali, basati sul rapporto struttura/funzione.
Di norma, tali modelli vengono combinati l’uno con l’altro allo scopo di costruire un quadro di riferimento che permetta di interpretare la rilevanza della disfunzione somatica all'interno del contesto dei dati clinici oggettivi e soggettivi. La combinazione scelta viene personalizzata per ogni paziente in base alla diagnosi differenziale, ad altri regimi terapeutici e alla risposta del paziente al trattamento.
1) Il modello biomeccanico:
Nel modello biomeccanico, il corpo viene considerato un'integrazione tra componenti somatiche in reciproco rapporto, le quali formano un meccanismo per la postura e l'equilibrio. La presenza di tensioni o squilibri all'interno di tale meccanismo può ripercuotersi sulla funzione dinamica, incrementare il dispendio di energia, alterare la propriocezione (il proprio senso della posizione e del movimento relativi delle parti corporee adiacenti), modificare la struttura delle articolazioni, ostacolare la funzione neurovascolare ed alterare il metabolismo. In questo modello gli approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, vengono applicati per ripristinare la postura e l'equilibrio oltre che per perseguire un utilizzo efficiente delle componenti muscolo-scheletriche.
2) Il modello respiratorio/circolatorio:
Il modello respiratorio/circolatorio concerne il mantenimento dell’ambiente sia extracellulare che intracellulare, per assicurare che nessun ostacolo impedisca l'apporto dell'ossigeno e dei nutrienti, né l'eliminazione degli scarti del metabolismo cellulare. La tensione del tessuto o gli altri fattori che interferiscono con il flusso o la circolazione di qualsiasi fluido corporeo possono influire negativamente sulla salute del tessuto. In questo modello gli approcci terapeutici, comprendenti anche le tecniche manipolative osteopatiche, vengono applicati per intervenire sulla disfunzione della meccanica respiratoria, della circolazione e del flusso dei fluidi corporei.
3) Il modello neurologico:
Il modello neurologico considera gli influssi della facilitazione spinale, della funzione propriocettiva, del sistema nervoso autonomo e dell'attività dei nocicettori (fibre del dolore) sulla funzione della rete immunitaria neuroendocrina. Viene considerato particolarmente importante il rapporto tra il sistema somatico e quello viscerale (autonomo). In questo modello gli approcci terapeutici, incluse le tecniche manipolative osteopatiche, vengono applicati allo scopo di ridurre le tensioni meccaniche, di equilibrare le afferenze neurali e di ridurre o eliminare gli impulsi nocicettivi.
4) Il modello biopsicosociale:
Nel modello biopsicosociale, vengono riconosciute le varie reazioni e gli stress psicologici che possono influire sulla salute e sul benessere del paziente. Tra questi sono compresi i fattori ambientali, socioeconomici, culturali, fisiologici e psicologici che influiscono sulla malattia. In questo modello gli approcci terapeutici, incluse le tecniche manipolative, vengono impiegati per intervenire sugli effetti e sulle reazioni ai vari stress biopsicosociali.
5) Il modello bioenergetico:
Nel modello bioenergetico, viene riconosciuto che il corpo cerca di mantenere un equilibrio tra la produzione, la distribuzione ed il dispendio di energia. Il mantenimento di tale equilibrio favorisce la capacità di adattamento del corpo ai vari stressori (immunologici, nutrizionali, psicologici, ecc.). In questo modello gli approcci terapeutici, incluse le tecniche manipolative, vengono impiegati per intervenire sui fattori che possono provocare scompensi nella produzione, distribuzione o dispendio dell'energia.
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Osteopatia Somato-Emozionale

Verso la fine degli anni ‘70 un osteopata americano, J.E. Upledger, dopo numerose ricerche ideò un articolare approccio osteopatico a cui diede il nome di rilassamento somato emozionale. Secondo Upledger, ogni trauma psichico o fisico viene assorbito da specifiche aree del corpo nelle quali viene poi trattenuto grazie alla capacità di memorizzazione intrinseca che posseggono tutti i tessuti, e questi come conseguenza esprimeranno un insieme di sintomi tra cui spesso il dolore. Attraverso il processo del rilassamento somato emozionale, è possibile intervenire su questi tessuti tramite opportune induzioni tattili supportate a volte da induzioni verbali, liberandoli dalle ritenzioni emotive in essi contenuti. Nel momento in cui avviene questa liberazione si ottiene un forte rilassamento tissutale e la comparsa di ricordi dettagliati dell’evento traumatico, dando così la possibilità al soggetto di metabolizzarlo coscientemente. Per Upledger il rilassamento somato-emozionale è una metodica in continua evoluzione grazie alle nuove conoscenze acquisite giorno dopo giorno dagli operatori. Infatti, osteopati di tutto il mondo che utilizzano e hanno utilizzato questo approccio, lo hanno arricchito con le loro conoscenze, dando vita a svariate metodiche che oggi vengono classificate sotto il nome di “osteopatia somato emozionale” .
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Psicologia in ambito osteopatico

Lo studio della psicologia è stato affrontato dall’osteopatia sin dalla sua nascita.
Littlejohn nel 1898 pubblicò sul “Journal of Osteopathy” un articolo dedicato all'importanza della psicologia in ambito osteopatico intitolato “Psychology and Osteopathy”.
In questo articolo egli afferma:
“È evidente che se il sistema che comprende corpo e mente è strutturalmente e funzionalmente perfetto, senza squilibri, è presente una condizione sana. Se, tuttavia, esiste una deviazione in una di queste linee, tale deviazione deve essere rilevata dall'Osteopata allo scopo di effettuare un trattamento efficace”.
“Per l'osteopata non ci può essere un soggetto superiore alla Fisiologia, poiché la Fisiologia applicata è la materia medica e terapeutica della medicina osteopatica.
Ma la Fisiologia ha un ruolo importante in un campo più vasto di quello si supponesse appartenergli un tempo. La Fisiologia non solo ha un impatto sul campo della medicina, ma anche sulla Psicologia e attraverso la Psicologia su tutto il campo dell'educazione. La Fisiologia illustra e spiega ampiamente le condizioni Psicologiche, per la verità la Psicologia si fonda sulla Fisiologia; gli stati e le attività mentali hanno valore solo in quanto sono le illustrazioni e le manifestazioni delle relazioni e delle condizioni fisiologiche. Le condizioni psichiche della vita sono messe in evidenza non solo nel campo dell'istruzione, negli adattamenti per lo studio, ma anche nello studio e nella diagnosi delle malattie mentali, e in molte delle malattie nervose. La fisiologia del cervello, del midollo spinale e dell'intero sistema nervoso è alla base di ogni vera teoria della vita, sia che la si intenda coma vita fisica, con la sua conservazione, prolungamento e cura in condizioni di malattia, sia che si consideri la vita mentale e la più elevata vita morale e spirituale. Una corretta conoscenza della fisiologia applicata nel campo della Psicologia ha reso obsolete le vecchie idee e progetti di educazione e dato origine alla moderna scuola di formazione naturale, che ha fatto così tanto per evolvere veri piani di istruzione e veri metodi di studio. Potremmo non cercare la stessa riforma nel campo della
medicina, quando la Fisiologia viene insegnata in tutti i suoi aspetti come se ci insegnasse le reali funzioni di una vita umana differenziata costituita da un certo numero di organi che sono tutti indipendenti e tuttavia sono uniti per formare una sola vita.
Quando entriamo nel campo superiore della Psico-fisiologia ci rendiamo conto del fatto che la mente è la potenza predominante e che in una fisiologica vita sana nulla meno di una mente sana può garantire la condiziona vigorosa del corpo che è così tanto desiderata da tutti, la salute e la felicità. Dobbiamo renderci conto che, mentre noi trattiamo ciò che sembrano essere puramente malattie del corpo, non dobbiamo trascurare il fatto che la psicopatia apre il campo della malattia mentale e rivela determinate condizioni della mente senza la cui rimozione non è possibile
curare le malattie del corpo. Riteniamo che questo vasto aspetto sia stato rivelato prima dell’Osteopatia, e pensiamo di non pretendere troppo quando diciamo che questo campo può essere compreso solo attraverso l’Osteopatia Fisiologica e Psicologica”.
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Littlejohn nel 1898 pubblicò sul “Journal of Osteopathy” un articolo dedicato all'importanza della psicologia in ambito osteopatico intitolato “Psychology and Osteopathy”.
In questo articolo egli afferma:
“È evidente che se il sistema che comprende corpo e mente è strutturalmente e funzionalmente perfetto, senza squilibri, è presente una condizione sana. Se, tuttavia, esiste una deviazione in una di queste linee, tale deviazione deve essere rilevata dall'Osteopata allo scopo di effettuare un trattamento efficace”.
“Per l'osteopata non ci può essere un soggetto superiore alla Fisiologia, poiché la Fisiologia applicata è la materia medica e terapeutica della medicina osteopatica.
Ma la Fisiologia ha un ruolo importante in un campo più vasto di quello si supponesse appartenergli un tempo. La Fisiologia non solo ha un impatto sul campo della medicina, ma anche sulla Psicologia e attraverso la Psicologia su tutto il campo dell'educazione. La Fisiologia illustra e spiega ampiamente le condizioni Psicologiche, per la verità la Psicologia si fonda sulla Fisiologia; gli stati e le attività mentali hanno valore solo in quanto sono le illustrazioni e le manifestazioni delle relazioni e delle condizioni fisiologiche. Le condizioni psichiche della vita sono messe in evidenza non solo nel campo dell'istruzione, negli adattamenti per lo studio, ma anche nello studio e nella diagnosi delle malattie mentali, e in molte delle malattie nervose. La fisiologia del cervello, del midollo spinale e dell'intero sistema nervoso è alla base di ogni vera teoria della vita, sia che la si intenda coma vita fisica, con la sua conservazione, prolungamento e cura in condizioni di malattia, sia che si consideri la vita mentale e la più elevata vita morale e spirituale. Una corretta conoscenza della fisiologia applicata nel campo della Psicologia ha reso obsolete le vecchie idee e progetti di educazione e dato origine alla moderna scuola di formazione naturale, che ha fatto così tanto per evolvere veri piani di istruzione e veri metodi di studio. Potremmo non cercare la stessa riforma nel campo della
medicina, quando la Fisiologia viene insegnata in tutti i suoi aspetti come se ci insegnasse le reali funzioni di una vita umana differenziata costituita da un certo numero di organi che sono tutti indipendenti e tuttavia sono uniti per formare una sola vita.
Quando entriamo nel campo superiore della Psico-fisiologia ci rendiamo conto del fatto che la mente è la potenza predominante e che in una fisiologica vita sana nulla meno di una mente sana può garantire la condiziona vigorosa del corpo che è così tanto desiderata da tutti, la salute e la felicità. Dobbiamo renderci conto che, mentre noi trattiamo ciò che sembrano essere puramente malattie del corpo, non dobbiamo trascurare il fatto che la psicopatia apre il campo della malattia mentale e rivela determinate condizioni della mente senza la cui rimozione non è possibile
curare le malattie del corpo. Riteniamo che questo vasto aspetto sia stato rivelato prima dell’Osteopatia, e pensiamo di non pretendere troppo quando diciamo che questo campo può essere compreso solo attraverso l’Osteopatia Fisiologica e Psicologica”.
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Il Modello Biopsicosociale in ambito osteopatico

A.T. Still affermò che “l’uomo è uno e trino, egli è l’integrazione di mente, corpo e spirito”.
L’insegnamento di Littlejohn si basava su un concetto ancora più globale: egli pensava che l’adattamento era il principio basilare dell’osteopatia e che la sua applicazione si estendeva a qualunque forma di disadattamento strutturale, biochimico o psicologico-ambientale che poteva interessare l’organismo umano.
A.D. Becker intorno al 1920 espresse la definizione di “lesione strutturale totale” in cui considerava la disfunzione strutturale come una disfunzione multifattoriale.
H.H. Fryette nel 1954 illustrò per la prima volta il principio di “lesione osteopatica totale” in cui definì la lesione osteopatica come l’insieme di varie lesioni o vari fattori che determinano o possono determinare la malattia da cui il paziente è affetto in quel momento.
Quindi nell'ambito dell’osteopatia moderna potremmo parlare di “disfunzione somatica totale” in cui la disfunzione osteopatica viene considerata come l’insieme di tre grandi fattori: il fattore meccanico o strutturale, il fattore fisiologico o biochimico e il fattore psicologico o emozionale. Per approfondire lo studio dei tre fattori vengono utilizzati diversi modelli della Medicina Manuale e tra questi trova posto il Modello Biopsicosociale che si occupa dello studio dei fattori psicocomportamentali delle disfunzioni somatiche.
Il modello Biopsicosociale (MBPS) rappresenta l’insieme di teorie e modelli studiati nel campo della psicologia e della psicosomatica applicati ai principi teoricopratici dell’osteopatia. Jon Parsons afferma che le teorie che meglio si applicano al modello osteopatico sono: le biotipologie, la manifestazione fisica delle emozioni nel corpo e tutte le teorie attuali nel campo della psicosomatica (modelli psicoanalitici,
psicodinamici, P.N.E.I.).
Greenman descrive il Modello Biopsicosociale nel seguente modo: il Modello Biopsicosociale considera il paziente avendo come finalità quella di potenziare la capacità di correlarsi sia all'ambiente interno che a quello esterno. Esistono numerosi fattori razziali e socioeconomici che influenzano la percezione da parte del paziente di aspetti quali il dolore, la salute, la malattia, l'handicap e la morte. La capacità o l'incapacità del paziente nell'affrontare tutti gli stress della vita, si può sicuramente manifestare in un'ampia gamma di sintomi e segni fisici. La capacità dell'operatore di
comprendere la risposta del paziente allo stress e i suoi meccanismi e metodi di approccio per assistere il paziente in questo processo, rappresentano componenti importanti di tale modello concettuale. Il “tocco terapeutico” è parte integrante dell'interazione tra medico e paziente in questo modello. L'influenza della medicina manuale può essere non tanto un effetto biomeccanico, neurologico o circolatorio quanto piuttosto un'importante funzione di assistenza. Essere a conoscenza di questo modello è importante anche per comprendere la difficoltà della ricerca clinica
nell'ambito della medicina manuale a causa dell’effetto “placebo” del porre le mani sul paziente.
Fonte
L’insegnamento di Littlejohn si basava su un concetto ancora più globale: egli pensava che l’adattamento era il principio basilare dell’osteopatia e che la sua applicazione si estendeva a qualunque forma di disadattamento strutturale, biochimico o psicologico-ambientale che poteva interessare l’organismo umano.
A.D. Becker intorno al 1920 espresse la definizione di “lesione strutturale totale” in cui considerava la disfunzione strutturale come una disfunzione multifattoriale.
H.H. Fryette nel 1954 illustrò per la prima volta il principio di “lesione osteopatica totale” in cui definì la lesione osteopatica come l’insieme di varie lesioni o vari fattori che determinano o possono determinare la malattia da cui il paziente è affetto in quel momento.
Quindi nell'ambito dell’osteopatia moderna potremmo parlare di “disfunzione somatica totale” in cui la disfunzione osteopatica viene considerata come l’insieme di tre grandi fattori: il fattore meccanico o strutturale, il fattore fisiologico o biochimico e il fattore psicologico o emozionale. Per approfondire lo studio dei tre fattori vengono utilizzati diversi modelli della Medicina Manuale e tra questi trova posto il Modello Biopsicosociale che si occupa dello studio dei fattori psicocomportamentali delle disfunzioni somatiche.
Il modello Biopsicosociale (MBPS) rappresenta l’insieme di teorie e modelli studiati nel campo della psicologia e della psicosomatica applicati ai principi teoricopratici dell’osteopatia. Jon Parsons afferma che le teorie che meglio si applicano al modello osteopatico sono: le biotipologie, la manifestazione fisica delle emozioni nel corpo e tutte le teorie attuali nel campo della psicosomatica (modelli psicoanalitici,
psicodinamici, P.N.E.I.).
Greenman descrive il Modello Biopsicosociale nel seguente modo: il Modello Biopsicosociale considera il paziente avendo come finalità quella di potenziare la capacità di correlarsi sia all'ambiente interno che a quello esterno. Esistono numerosi fattori razziali e socioeconomici che influenzano la percezione da parte del paziente di aspetti quali il dolore, la salute, la malattia, l'handicap e la morte. La capacità o l'incapacità del paziente nell'affrontare tutti gli stress della vita, si può sicuramente manifestare in un'ampia gamma di sintomi e segni fisici. La capacità dell'operatore di
comprendere la risposta del paziente allo stress e i suoi meccanismi e metodi di approccio per assistere il paziente in questo processo, rappresentano componenti importanti di tale modello concettuale. Il “tocco terapeutico” è parte integrante dell'interazione tra medico e paziente in questo modello. L'influenza della medicina manuale può essere non tanto un effetto biomeccanico, neurologico o circolatorio quanto piuttosto un'importante funzione di assistenza. Essere a conoscenza di questo modello è importante anche per comprendere la difficoltà della ricerca clinica
nell'ambito della medicina manuale a causa dell’effetto “placebo” del porre le mani sul paziente.
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