L'APPROCCIO SOMATO-EMOZIONALE
L'approccio somato-emozionale è una tecnica che permette di individuare i nodi che si sono impressi nei nostri tessuti a seguito di shock emozionali non espressi, e che a seguito di ciò sono rimasti incisi nel nostro corpo. Andando a indagare, vertebra dopo vertebra, i nodi impressi nelle fasce è possibile stabilire la carta emozionale del paziente. Verranno così evidenziate le tensioni fisiche collegate alle emozioni rimosse. Il principio è semplice: il corpo memorizza delle emozioni che avverte a livello corporeo; parliamo qui di emozioni che entrano in rapporto con il corpo. L'individuo agisce attraverso il suo sistema limbico utilizzando la via breve; Quando si trova di fronte a un pericolo, se non riesce a fuggire o a lottare, somatizza. Quello che l'individuo non è riuscito a esprimere (shock emozionali non espressi) si imprime nel suo corpo, nei suoi tessuti. L'approccio somato-emozionale fa ritrovare le tracce di questa somatizzazione e permette al corpo di liberarsene. Un trauma vissuto nella vita intrauterina o nella prima infanzia produce una «cicatrice emozionale». L'individuo farà di tutto per evitare quella sofferenza, ma inconsciamente orienterà e organizzerà tutta la sua vita in modo tale da stimolare e risvegliare quella sofferenza che e dentro di lui, per poi combatterla ed eliminarla. La principale preoccupazione di ogni individuo è la lotta per la sopravvivenza. Le reazioni indotte dalla via breve (talamo-amigdala) o dalla via lunga (talamo-corteccia-amigdala) utilizzano gli elementi del cervello emotivo (sistema limbico), sono dunque permanenti. e vengono condizionate dai parametri personali di ciascun individuo. Le emozioni rimosse, i traumi vissuti nel passato che andranno a condizionare l'ippocampo, l'amigdala, la corteccia ed altri elementi del cervello emotivo saranno determinanti nella definizione del profilo psico emozionale dell'individuo, il quale costruirà se stesso attorno a questo profilo e non smetterà mai di voler correggere le carenze del passato. Sono le emozioni a dirigere la nostra vita. Cerchiamo dunque di gestire al meglio le emozioni che proviamo, di prendere distacco dalle nostre sofferenze così da aumentare la capacità di reazione (sviluppando la nostra plasticità cerebrale) in risposta alle situazioni stressanti. La tecnica dell' approccio somato-emozionale permette al corpo di liberarsi delle tensioni tissulari che si imprimono nelle fasce. Questa tecnica, non intrusiva, è un approccio meccanico efficace per il paziente che può, una volta ricevuto questa aiuto dal terapeuta, far muovere liberamente il corpo e sciogliere i nodi impressi nei tessuti. Ricordiamo che questi nodi fisici possono esistere sin dalla vita intrauterina, dal parto, dalla prima infanzia e che sono direttamente collegati a uno shock emozionale non espresso, e cioè che è rimasto impresso. Questi nodi fanno parte dello zaino emozionale, pesante da portare, che condiziona in maniera involontaria, inconscia le nostre emozioni. Il sistema limbico è programmato in funzione del nostro passato, ed è precisamente questo che conferisce a ogni individuo la sua particolarità, la sua originalità, la sua personalità. Ogni individuo è unico. Se domandiamo a qualcuno in che giorno è nato abbiamo come risposta alla sua data di nascita, in realtà il giorno in cui veramente è nato è quello in cui la vita è iniziata e si colloca nove mesi prima la sua data di nascita. ERNIA DEL DISCO O PROTRUSIONE?
Che dolore ! Il disco intervertebrale può essere paragonato ad un cuscinetto di ammortizzazione situato tra le nostre vertebre. Questo è costituito da una zona centrale gelatinosa (composta per 85% da acqua) che attutisce i colpi, i carichi quotidiani ed i movimenti di rotazione ed inclinazione delle vertebre ed una parte periferica fibrosa. Spesso durante il giorno, a causa degli stimoli a cui sottoponiamo i dischi, questi riducono il loro spessore, mentre la notte lo riacquistano. Ciò avviene perchè il disco è irrorato da alcuni piccoli vasi sanguigni, tramite cui elimina sostanze di rifiuto e liquidi e recupera sostanze nutritive e liquidi grazie alle variazioni di pressione che avvengono durante i movimenti della colonna. Lo sapevate? Il sovraccarico, causato da posture errate, porta il disco a non riuscire più a recuperare il liquido perso disidratandosi definitivamente. Questo può essere alla base di dolori, artrosi, schiacciamenti vertebrali. Posture errate e traumi sono alla base di diverse degenerazioni del disco e quindi di PROTRUSIONI o di ERNIE DEL DISCO. Ma quali sono le differenze? In entrambi ci sono forti dolori di schiena, colpi della strega, desensibilizzazione, perdita di forza e di riflessi. Ma... La protrusione è caratterizzata da un processo di degenerazione del disco che a causa di un trauma o di eccessivo carico, spinge contro la parte fibrosa deformandola. Questa deformazione avviene quasi sempre verso la parte posteriore. La protrusione è un processo che, se preso in tempo e curato con esercizi specifici associati ad esercizi di rinforzo muscolare ( rieducazione posturale) e terapia manuale ( massaggi) ,può stabilizzarsi e non evolvere in ernia! Per questo va presa in tempo . ...L' ERNIA del disco è un'evoluzione di una protrusione o una degenerazione dovuta ad un trauma. Le cause sono simili a quelle di una protrusione, ma l'evoluzione è diversa. Perché? Mentre la protrusione è una degenerazione meno grave del disco, l'ernia è un'alterazione definitiva che può richiedere l'intervento chirurgico. Nell'ernia si instaura un danno anatomico dell'anulus fibroso, che si rompe sotto la spinta del nucleo polposo, esce fuori e va a comprimere le strutture nervose. In questo caso, il dolore è evidente e spesse volte, nei casi più gravi, si ricorre all' operazione chirurgica. Prevenire è meglio che curare I tendini sono robuste strutture anatomiche che creano connessione tra i muscoli e le ossa. Si parla di tendinite quando uno o più tendini manifestano un processo infiammatorio.
Le cause principali che possono portare all’insorgere di una tendinite sono di solito legate a una scorretta esecuzione del movimento (soprattutto in ambito sportivo) o alla mancanza di riscaldamento, vizi posturali, sforzi eccessivi e ricorrenti ecc. La terapia comprende il riposo, l’utilizzo del ghiaccio o di anti infiammatori e manipolazioni osteopatiche che hanno lo scopo di aumentare il drenaggio locale e ridurre quindi l’infiammazione presente, oltre a delle mobilizzazioni delle articolazioni. Il tutto con anche la terapia fisioterapia Ernia del Disco
L'osteopatia non cura nè guarisce da patologia da ernia del disco ma può essere un valido alleato nella gestione del dolore da essa provocato. L'Osteopatia diminuisce la compressione esercitata dal disco, facilita il drenaggio d'infiammazione provocato dall'ernia e agisce sui compensi a distanza che sono causa o effetto di essa. Questo porterà nel BREVE TEMPO ad un'attenuazione del dolore e nel LUNGO TERMINE il recupero funzionale della colonna vertebrale e conseguente miglioramento di postura del paziente. Osteopatia e cicatrici.
Il trattamento osteopatico è utile per la cura di aderenze dei piani fasciali (la fascia è il tessuto connettivo sotto il derma) che si sono venute a creare a causa di cicatrici patologiche e che sono fonte di disturbi, anche in punti distanti del corpo. Le aderenze cicatriziali accumulano tensioni e generano problemi di mobilità dei tessuti circostanti, od ostacolano la circolazione sanguigna o linfatica; in pratica limitano i nostri movimenti. L’osteopata è in grado di individuare e trattare le tensioni dovute alle cicatrici, al fine di ripristinare la mobilità tessutale. L'osteopatia e la fisioterapia possono offrire un valido aiuto e supporto per gli sportivi, sia per migliorane le performance atletiche e sia per ridurre i tempi di recupero da infortuni o sforzi muscolari.
Dagli adolescenti alle persone anziane, il dolore al ginocchio può interessare moltissime categorie di pazienti differenti.
Questo avviene perché, sebbene esistano ovviamente dei fattori di rischio comuni, sono diverse le condizioni e le patologie che possono determinare un tale sintomo. Le patologie che possono essere responsabili del dolore sono molte e molto diverse fra loro: da una semplice tendinite, che può colpire a qualsiasi età ed è di solito causa di dolori solo nel corso dell’attività fisica, alla lesione del menisco o del legamento crociato anteriore, fino alla gonartrosi che è presente in moltissimi fra i pazienti meno giovani. Anche alcune patologie autoimmuni e del metabolismo [come la gotta, il lupus, le varie forme di artrite ed il diabete] possono essere determinanti nella genesi del problema ed intensificarne effetti e sintomi. 𝐃𝐢𝐬𝐭𝐨𝐫𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐢𝐧𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 Il meccanismo che provoca la distorsione, in genere, è una torsione del ginocchio verso l’esterno o verso l’interno. A seguito di un movimento scorretto o di un colpo particolarmente violento, si può infatti verificare un trauma che, pur non lesionando completamente uno [o più] dei legamenti che stabilizzano il ginocchio, provoca un danno che causa dolore. Non è raro un trauma del genere in sport cui sono previsti cambi di direzione repentini, come, ad esempio, nello sci o nel tennis: questi movimenti possono portare ad una torsione eccessiva della gamba, che va tenuta sotto controllo immediatamente. 𝐀𝐫𝐭𝐫𝐢𝐭𝐞 𝐞 𝐀𝐫𝐭𝐫𝐨𝐬𝐢 Si tratta di due termini che sono spesso confusi fra loro ed indicano condizioni differenti [che purtroppo possono coesistere]. L’artrosi è una condizione patologica che determina il deterioramento delle cartilagini che normalmente servono proprio a ridurre l’attrito fra le superfici articolari. Il deterioramento delle cartilagini può essere una conseguenza del normale processo di invecchiamento dei tessuti oppure di traumi o sovraccarichi di lavoro. L’artrite è invece una malattia autoimmune, le cui cause non sono ancora state perfettamente chiarite. Può colpire chiunque, a qualsiasi età, anche se è più diffusa nel sesso femminile ed in età avanzata. Scatena l’infiammazione delle articolazioni, alimentando sintomi dolorosi. Può arrivare a determinare la deformazione delle articolazioni che “attacca” con ovvie ripercussioni sulla qualità della vita di chi ne è affetto. 𝐋𝐞𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐦𝐞𝐧𝐢𝐬𝐜𝐚𝐥𝐢 Le patologie meniscali, come la rottura di un menisco, ha essenzialmente origine traumatica. Il menisco è sostanzialmente una guarnizione che serve per proteggere la cartilagine e favorisce la cinetica del ginocchio; la medicina e la chirurgia si sono molto evolute nel tempo e – ad oggi – l’approccio è molto più conservativo per questo tipo di lesioni. Mentre in passato bastava una diagnosi di menisco lesionato o degenerato, attraverso risonanza magnetica, per eliminare chirurgicamente il menisco, oggi si cerca di essere selettivi, cercando di suturarlo. L’operazione di rimozione avviene oggi solo in presenza di lesioni instabili e di blocchi articolari o, ancora, si cerca di procedere con una meniscectomia selettiva, cercando di ricreare il più possibile la forma anatomica del menisco stesso. 𝐋𝐞𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐥𝐞𝐠𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨𝐬𝐞 La rottura del legamento crociato anteriore viene oggi riparata con tecniche ricostruttive sempre più innovative che portano ad un recupero intorno al 100%. Una volta si tendeva ad operare soltanto gli atleti sportivi professionali: oggi le indicazioni si sono molto allargate in quanto anche persone di una certa età che praticano sport e che quindi hanno un’esigenza funzionale importante, possono sottoporsi a questo intervento di ricostruzione legamentosa. Soprattutto in un chirurgo che crede molto nella ricostruzione artroscopica quest’intervento viene fatto per ridare una stabilità il più possibile anatomica al ginocchio, e per evitare eventuali deformazioni artrosiche che possono portare all’artrosi di ginocchio e alla protesica. Ricostruire un crociato in una persona – indipendente dall’età – con delle esigenze funzionali importanti e una buona cartilagine, può salvare il ginocchio dall’artrosi. 𝐈𝐥 𝐦𝐞𝐭𝐨𝐝𝐨 𝐏.𝐎𝐋.𝐈.𝐂.𝐄. Oggi vogliamo invece concentrarci su cosa fare per rimediare al dolore al ginocchio lieve, analizzando in particolare un metodo comunemente usato in questi casi, ovvero il metodo P.OL.I.C.E. ⟶ 𝐏 = 𝐏𝐫𝐨𝐭𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 Proteggere [senza immobilizzare definitivamente] l’area infortunata per evitare ulteriori danni ai tessuti. Questo può avvenire, ad esempio, utilizzando delle stampelle; ⟶ 𝐎𝐋 = 𝐎𝐩𝐭𝐢𝐦𝐚𝐥 𝐋𝐨𝐚𝐝𝐢𝐧𝐠 [𝐂𝐚𝐫𝐢𝐜𝐨 𝐨𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐥𝐞] Ovvero stimolare il processo di guarigione dei tessuti danneggiati con la giusta quantità di carico e di attività. Questo è il punto chiave del nuovo protocollo, che si discosta dalla più vecchia ipotesi di riposo assoluto. È compito dell’équipe riabilitativa indicare quale sia tale quantità di carico; ⟶ 𝐈 = 𝐈𝐜𝐞 [𝐠𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨] Avvolgere del ghiaccio in un telo e metterlo a contatto con il ginocchio. La bassa temperatura ridurrà l’infiammazione causata dall’aumento del flusso sanguigno. Si consiglia di tenere in posizione il ghiaccio sul ginocchio per non più di 20 minuti consecutivi e per un minimo di 3 volte al giorno; ⟶ 𝐂 = 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 Applicare una medicazione alla zona colpita aiuterà a ridurre l’infiammazione e il gonfiore che ne risulta. Una volta bendata l’area, bisogna assicurarsi che la fasciatura non sia troppo stretta e che quindi il ginocchio non si senta costretto, ma possa mantenere una certa mobilità. Nel caso in cui la medicazione risultasse troppo stretta, consigliamo di applicarla nuovamente e di utilizzare una benda elastica [non plastica]; ⟶ 𝐄 = 𝐄𝐥𝐞𝐯𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 Sembra un classico rimedio della nonna, ma mantenere il ginocchio distorto in posizione elevata può davvero aiutare ad alleviare il dolore. L’ideale sarebbe posizionare il piede su una superficie morbida ad una altezza più alta del cuore. In presenza di infiammazione il corpo tende a far arrivare il sangue al sito infiammato. Facendo defluire il sangue, mantenendo la gamba elevata, si allevia l’infiammazione allontanando i mediatori chimici dell’infiammazione. La fisioterapia è molto importante |
ATTENZIONE LEGGEREIl dottor Paonessa non rilascia AutoriMarco Paonessa Archivio
Novembre 2024
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