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  Dott. Marco Paonessa, FT, D.O. Fisioterapista Osteopata ad Aosta

Dr Marco Paonessa
​FisioterapiA 
OsteopatIa

Piede piatto? Il 90% dei casi si risolve da sè

9/6/2017

 

Tutti con i piedi piatti?
​Piede piatto? Il 90% dei casi si risolve da sé

Foto
Tutti con i piedi piatti? Il 97% dei bambini da zero a due anni ha il piede piatto, ma non c’è da allarmarsi perché di solito si risolve con la crescita 
Il piede piatto è tipico dei primi anni di vita del bambino, quando l’arco della pianta del piede è poco formato o assente. Lo osserviamo in quasi tutti i bambini da zero a due anni (97%) e si riduce progressivamente con l’aumentare dell’età, fino a circa il 50% a tre anni, il 25% a sei anni, e a dieci anni solo pochi bambini ce l’hanno ancora. È un piede fisiologico, cioè normale, non provoca dolore e non comporta problemi nei movimenti.

È normale avere un piede piatto quando si è piccoli
Questo aspetto dei piedi è causa frequente di preoccupazione nei genitori che richiedono addirittura una visita ortopedica: troppo spesso questa si conclude con l’inutile prescrizione di un plantare o di scarpe ortopediche, con il proposito, senza alcun fondamento, di dare la giusta forma al piede. Il 90% dei casi di piede piatto viene quindi trattato senza che sia necessario.

Quando preoccuparsi?
Se compare dolore, se il piede piatto è rigido, e se dopo gli otto anni non c’è segno di miglioramento, sarà opportuna una visita ortopedica. In tutti gli altri casi di piede piatto asintomatico, senza dolore, bisogna solo aspettare e vigilare, dando a tutti i bambini, ogni giorno e a ogni età, a casa, a scuola o all’aperto, la possibilità di muoversi liberamente, meglio se a piedi nudi o con calzature morbide.

Fattori di rischio 
Il piede piatto patologico è più frequente nei maschi e alcuni fattori possono predisporre al suo sviluppo. In particolare, tra tre e sei anni, influisce un’aumentata lassità delle articolazioni e l’abitudine a sedere in alcune “particolari” posizioni, oltre al fattore della storia familiare che è da tenere sempre in considerazione. 

Fonte: http://mailchi.mp/uppa.it/piede-piatto-il-90-dei-casi-si-risolve-da-se-99785?e=891f60a03e
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Reflusso gastro-esofageo nei neonati: quello che le mamme devono sapere

21/1/2015

 
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A questo proposito prendiamo a prestito la definizione elaborata dalla North American Society for Pediatric Gastroenterology and Nutrition, che ha pubblicato le linee guida per la valutazione e il trattamento del reflusso gastroesofageo nei lattanti e nei bambini partendo dalla revisione di più di 600 articoli. Il documento fornisce linee guida basate sull'evidenza per la diagnosi e gestione di reflusso gastroesofageo e malattia da reflusso gastro-esofageo nella popolazione pediatrica e pone una distinzione preliminare:

  • il reflusso gastro-esofageo (RGE), definito come il passaggio del contenuto gastrico nell'esofago, con evidenza di vomito ricorrente o rigurgiti;
  • la malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), definita come sintomatologia e complicazioni da reflusso, con diversi tipi di manifestazioni cliniche associate a vomito ricorrente, quali esofagite (infiammazione dell'esofago), apnea, broncospasmo, perdita di peso. In particolare la perdita di peso è il fattore discriminante tra reflusso e malattia da reflusso (per perdita di peso non si intende né rallentamento né stasi della crescita che nei bambini allattati al seno possono essere del tutto normali e frequenti).
Stando a queste linee guida internazionali, di fronte ad un bambino che vomita spesso, se non vi è perdita di peso, ecco cosa è bene non fare:
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La voce della mamma cura i preamaturi e stimola lo sviluppo delle abilità cognitive e linguistiche

25/6/2014

 
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Diversi studi sugli effetti della voce materna indicano che questa aiuta i piccoli a sviluppare il linguaggio e le attività cognitive, anche e soprattutto nei prematuri.


Parliamo dei portentosi effetti della voce della mamma e del suo ruolo nella cura e sviluppo nei bambini.

Mentre secondo gli psicologi la voce della mamma innesca il processo di apprendimento del bambino, gli altri scienziati credono che ci sia di più.

In una recente ricerca si è scoperto, per esempio, che il suono della voce della mamma aiuta i bimbi prematuri a svilupparsi prima.

Secondo il Dottor Nathalie Maitre, della Vanderbilt University, la voce delle mamm è un potente motivatore uditivo per i piccoli.

Ecco come si è svolto questo studio:


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Cammina prima, cade di piu'

1/4/2014

 
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Non necessariamente è un bene che il bambino venga invogliato a muovere precocemente i primi passi. Meglio lasciare che compia senza fretta le tappe dello sviluppo, provando prima a strisciare e gattonare, per poi tentare di alzarsi aggrappandosi. Ci metterà un po' di più, ma ne ricaverete almeno tre vantaggi: sarà più prudente (grazie a qualche salutare caduta), sarà più robusto (soprattutto gambe e caviglie) e voi vi eviterete tanti mal di schiena.

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Bimbo non vuole mettere gli occhiali, su Facebook migliaia di foto per convincerlo

26/2/2014

 
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Noah Fisher, un bambino di 4, non voleva indossare gli occhiali per paura si essere preso in giro dai compagni a scuola. La madre ha aperto su Facebook la pagina "Glasses for Noah", chiedendo ad amici e parenti di pubblicare foto da "quattrocchi" per convincere il figlio.

La madre di un ragazzino che  faceva i capricci, rifiutandosi di indossare gli occhiali da vista, ha utilizzato il web per convincerlo, chiedendo ad alcuni amici di rassicurarlo. Lindsey Fisher ha aperto un account su Facebook chiamato “Glasses for Noah”, dove gli amici potevano inviare foto di se stessi con gli occhiali. La pagina oggi conta pià di 1000 foto, moltissime persone provenienti da tutto il mondo, anche sconosciute dalla madre, hanno voluto aderire all’originale iniziativa inviando immagini per sostenere il bimbo di 4 anni.

Il piccolo Noah Fisher aveva paura di come i suoi compagni di scuola avrebbero accolto la novità sul suo naso. Piangendo ha confessato alla madre la paura delle prese in giro.  Per supportare il bimbo Lindsey Fisher si è affidata a Facebook aprendo la pagina “Occhiali per Noah” che oggi conta migliaia di like e tantissime foto divertenti di persone con gli occhiali, tutte pubblicate online per dimostrare al piccolo che non c’è nulla di male nell’essere “quattrocchi”. Oggi Noah è fiero e soddisfatto del suo look.

Fonte: fanpage.it

Temperatura in casa con un neonato

20/2/2014

 
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La temperatura della casa da tenere quando si ha un neonato in casa: è importante mantenere una temperatura costante di 22 gradi. I consigli del Pediatra.


a cura di: Dott.ssa Tiziana Candusso (pediatra)


Qual è la temperatura adatta da tenere in una abitazione, giusta per un neonato? Durante il giorno? Quando dorme alla notte? Quando fa il bagnetto?

In epoca neonatale i meccanismi di termoregolazione non sono sufficientemente maturi e il loro funzionamento presuppone un maggiore consumo di ossigeno quanto più rilevanti sono le variazioni di temperatura e di umidità ambientale: si dice che il neonato è termolabile.

Per questo motivo, dobbiamo essere noi a garantire al neonato la "termoneutralità", cioè una condizione ambientale nella quale il consumo di energia è minimo ed il controllo della temperatura corporea è raggiunto esclusivamente con meccanismi vasomotori (cioè aumentando o diminuendo il flusso di sangue agli arti). Nel caso di un neonato a termine, sano, vestito (non eccessivamente), l'ambiente termoneutrale ha una temperatura di 22° sia di giorno che di notte, con una umidità relativa del 40-60%.

Per un neonato pretermine di peso superiore ai 2 kg, tenuto vestito nel lettino, l'ambiente termoneutrale è caratterizzato da una temperatura intorno ai 24° con una umidità relativa intorno al 50%. L'acqua del bagnetto deve essere intorno ai 36-37° per riprodurre la temperatura corporea interna.



Fonte: mammaepapa.it

Osteopatia per bambini

22/11/2013

 
L’Osteopatia è un approccio sicuro e naturale per la salvaguardia della salute per tutti gli stadi della vita. Sono sempre più richiesti i trattamenti osteopatici per bambini, per alleviare le tensioni meccaniche acquisite prima della nascita oppure durante il parto.

Perché l’osteopata?
La pratica dell’osteopatia coinvolge l’applicazione attenta e specifica di uno sviluppatissimo senso del tocco sia per la diagnosi che per il trattamento di problemi meccanici che riguardano qualsiasi parte del corpo.Tutto questo, combinato con una conoscenza dettagliata dell’anatomia umana, della fisiologia e dei processi patologici, oltre ad una profonda conoscenza dei metodi clinici classici e  tradizionali, permette all'osteopata di trattare i pazienti, anche bambini, promuovendo i meccanismi di auto-guarigione  del corpo.

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Osteopatia per bambini e neonati

22/11/2013

 
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Le tecniche di manipolazione osteopatica si basano sul principio che la struttura del corpo e la funzione sono dipendenti l'uno dall'altro. Quando la struttura è alterata attraverso il sistema muscolo-scheletrico, le anomalie si verificano in altri sistemi del corpo. Questo, a sua volta, può produrre restrizione di movimento, di mobilità, cambiamenti del tessuto, e asimmetrie (disfunzioni somatiche).
Questo vale per tutte le età, ed è per questo che l'Osteopatia si occupa anche dei bambini, anche molto piccoli e neonati.

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Omogeneizzati: 10 fatti e alcune considerazioni

16/10/2013

 
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Dopo esserci concentrati sui liofilizzati ecco un approfondimento sugli omogeneizzati per l’infanzia.


10 Fatti


1) Cominciamo dal termine “omogeneizzato”. Ho notato che questo termine viene utilizzato solo ed esclusivamente in Italia (ma sono pronto ad essere smentito in quanto non ho controllato tutti i paesi e tutte le marche) in quanto all'estero si parla di purè o passati. Guardate ad esempio l’immagine qui di fianco dove è raffigurato un vasetto di “omogeneizzato” in vendita in Svizzera. Lo stesso prodotto viene chiamato “omogeneizzato” in italiano, “mouliné” in francese e “püriert” in tedesco. “Mouliné” può essere tradotto con macinato/passato, mentre “püriert” (termine più generico) con schiacciato/passato.

Il processo di “omogeneizzazione” è molto complesso coinvolgendo sia la chimica che la meccanica. Nella sua accezione più comune viene utilizzato per il burro e il latte (il latte che compriamo è “omogeneizzato”), ma nel nostro contesto credo che sia semplicemente usato come sinonimo, appunto, di tritato/sminuzzato/passato, ecc.

Nel tentativo di capirci di più ho fatto un po’ di domande alle varie case produttrici, ma dopo diverse risposte evasive (o semplicemente dettate dall’ignoranza) la Hipp UK mi ha confermato che il termine “omogeneizzato” va inteso come “triturato finemente fino a ottenere una purea” e che gli omogeneizzati italiani e le puree britanniche (per l’inizio dello svezzamento) sono equivalenti. L’assistenza clienti della Plasmon aggiunge anche che il processo di omogeneizzazione, non ingloba “aria, come potrebbe avvenire attraverso un frullatore”.



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Liofilizzati: 10 fatti e alcune considerazioni

16/10/2013

 
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Un approfondimento sui liofilizzati di carne per l’infanzia.

10 Fatti


1) La liofilizzazione è un procedimento chimico davvero complesso; è un mix tra congelamento a basse temperature ed essiccazione, e il prodotto finito è una polverina più o meno granulosa.
Gli alimenti che vengono generalmente sottoposti ad un processo di liofilizzazione sono: caffè, camomilla, succhi di frutta, tè, patate, frutta esotica, farmaci, alimenti per bambini e l’infanzia, oppure prodotti dietetici.
Esempi di utilizzazione sono il caffè istantaneo, il mangime per pesci, gli ingredienti per la preparazione di zuppe e piatti pronti, ecc.


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