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  Dott. Marco Paonessa, FT, D.O. Fisioterapista Osteopata ad Aosta

Dr Marco Paonessa
​FisioterapiA 
OsteopatIa

La sindrome da conflitto sub-acromiale Cause, esercizi utili e trattamenti.

16/12/2020

 
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La sindrome da conflitto sub-acromiale o sindrome del cercine glenoideo è una patologia purtroppo abbastanza frequente in palestra, per i notevoli sovraccarichi che spesso in modo sconsiderato il cingolo scapolare subisce. Alcune volte può essere confusa con altre patologie come la periartrite/periartrosi scapolo omerale o la tendinite del capo lungo del bicipite brachiale. Solo un’attenta valutazione della sintomatologia ed una completa indagine radiografica possono valutare la sua presenza.

Per comprendere la natura della sindrome è opportuno ricordare alcuni concetti di anatomia del cingolo scapolo-omerale. La testa omerale si articola medialmente con il glenoide della scapola e superiormente con la volta dell’acromion ed il legamento coraco-acromiale. Tra la testa omerale e la volta acromiale si trova una borsa, la borsa sottodeltoidea, indispensabile perché favorisce lo scorrimento e la dispersione del calore prodotto dall’attrito del movimento del braccio. Questo spazio è altresì attraversato dai tendini dei tre muscoli extrarotatori della cuffia dei rotatori: il sovraspinato, il sottospinato e il piccolo rotondo che vanno ad inserirsi sulla testa omerale a livello del tubercolo maggiore. Se per una mancanza di stabilizzazione la testa omerale tende a risalire, andrà a provocare importanti sollecitazioni alle strutture sub-acromiali.
La mancanza di stabilizzazione della testa omerale può derivare da importanti sollecitazioni funzionali dovute a movimenti di intra-extrarotazioni a braccio abdotto e elevato. Il disequilibrio derivante da questa situazione si può tradurre in una vera e propria lesione alla cuffia ed in particolare al tendine del muscolo sovraspinato. Tale situazione a livello funzionale si manifesta con una notevole riduzione della mobilità articolare dovuta al dolore.

Se la mobilità articolare non viene ripristinata al più presto ed il quadro patologico peggiora in modo marcato, la patologia può evolvere in una calcificazione degenerativa delle strutture muscolo tendinee.
Le cause della sindrome da conflitto sub-acromiale
Questa sindrome è indotta da notevoli e ripetute sollecitazioni funzionali come elevazioni e abduzioni degli arti superiori. Tali sollecitazioni sono comuni alla maggior parte delle discipline in cui brusche accelerazioni agli arti superiori sono frequentissime: il giavellotto, il tennis, il getto del peso.
Anche in palestra alcuni esercizi aggravano o possono essere predisponenti alla sindrome: i tricipiti alle parallele o il lento dietro ad esempio.
Spesso è riscontrata in attività lavorative manuali nelle quali alcune posture in elevazione e abduzione sono mantenute per molte ore (imbianchino, meccanico ecc.).
Per meglio inquadrare la sindrome analizziamo la sintomatologia.
Il conflitto è caratterizzato da un intenso dolore alla spalla esacerbato dai movimenti di ABDUZIONE, INTRAROTAZIONI ED EXTRAROTAZIONI del braccio. Si ha una notevole riduzione della mobilità articolare della spalla, a volte soppressa (spalla congelata).
L’approccio valutativo funzionale deve considerare tale riduzione di mobilità attraverso una mobilizzazione attiva e passiva (pochi gradi) e deve essere confrontata con la controlaterale.
La fase seguente consiste nella valutazione del tono trofismo muscolare del muscolo deltoide e del sovraspinato.
Quest’ultimo, essendo profondo, può essere palpato sopra la spina della scapola e, nel caso di una marcata ipotonia, può essere presente un avvallamento in tale sede.
Dal punto di vista funzionale il sovraspinato innesca il movimento abdutorio del braccio già dai primi gradi del movimento, quindi durante l’esame obiettivo motorio andrà valutato tale movimento.

L’approccio terapeutico può iniziare solamente dopo il superamento del dolore. Diversamente si potrebbe instaurare un circolo vizioso legato al fatto che il dolore potrebbe bloccare ulteriormente l’articolazione e scatenare nuovamente dolore. Il dolore tende a ridurre l’utilizzo della spalla determinando una riduzione della mobilità articolare e del tono trofismo muscolare dei muscoli del cingolo. Il nostro scopo è: lenire il dolore, prevenire l’atrofia muscolare, ripristinare e mantenere la mobilità articolare e raggiungere la completa funzionalità.
Il trattamento della sindrome da conflitto sub-acromiale
Inizialmente bisognerà puntare sul ripristino della mobilità articolare attraverso semplici esercizi di ginnastica dolce. Considerando il tipo di sindrome è di fondamentale importanza il riscaldamento per ottimizzare gli esercizi e prevenire eventuali infortuni. Esercizi a corpo libero, con bastone ed elastici anche davanti allo specchio con movimenti di estensione e rotazione. Lo specchio assume in questo caso una valenza importante nel controllo visivo della mobilità raggiunta.
Verranno eseguiti successivamente esercizi di rilasciamento dei muscoli del cingolo. Tali esercizi vengono definiti pendolari ed oscillatori. Consistono nell’impugnare un manubrio molto leggero max1Kg, si eseguono delle circonduzioni ed oscillazioni dell’arto superiore che risulta essere addotto. E’ consigliabile inclinare antero-lateralmente il tronco per decomprimere meccanicamente il conflitto tra la testa omerale e l’acromion.
Successivamente sarà opportuno irrobustire la muscolatura del cingolo: in particolare la cuffia dei rotatori attraverso movimenti in intra ed extra rotazione dell’arto superiore addotto con gomito in flessione prima in scarico ed in seguito con elastici graduati e ai cavi. Sono sconsigliate le abduzioni dell’arto superiore, le elevazioni e le flessioni con appoggio dell’arto superiore con sovraccarico che possono innescare ulteriori dinamiche di conflitto sub-acromiale.
Mettendo in pratica questi semplici suggerimenti potremmo sicuramente migliorare il quadro clinico e proseguire nel nostro viaggio che ci deve condurre verso il raggiungimento del benessere e della salute dei nostri pazienti. (Forumsalute)

​Si ringrazia la Fonte dell'articolo

Visita dal fisioterapista: 7 errori frequenti di un paziente

27/8/2020

 
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Durante una visita dal fisioterapista esistono molti fattori che possono influenzare i buoni risultati di un trattamento e, di conseguenza, il corretto recupero del paziente.
Per poter evitare alcune situazioni è necessario conoscere gli errori più frequenti di un paziente quando ricorre all'aiuto di un fisioterapista. Si tratta di casi facilmente risolvibili ma che si possono e devono evitare. Continua a leggere e scopri gli errori più frequenti di un paziente quando si reca alla visita dal fisioterapista.
Cosa non dovrebbe fare un paziente in una visita dal fisioterapista?
  1. Pretendere che gli/le vengano applicate certe tecniche/trattamenti. Succede spesso, quando una tecnica è “di moda”, come il Kinesiotaping, che esistano pazienti che prendono appuntamento dal fisioterapista e richiedono al professionista di trattare la lesione con lo stesso metodo di cui hanno sentito parlare. Si tratta di un errore che in tanti commettono nel corso di una visita dal fisioterapista, senza che il professionista abbia prima valutato la situazione e senza sapere esattamente quale sia l’origine del problema. Le tecniche, dalle ultra sperimentate alle più innovative, sono strumenti utili solo se applicate correttamente.
  2. Andare dal fisioterapista di fretta. Se possiamo fare lunghe file per entrare in una negozio durante i saldi, possiamo anche aspettare per una visita dal fisioterapista e non avere fretta durante il trattamento. È necessario tempo affinché il fisioterapista possa realizzare la propria valutazione, prevedere la giusta terapia ed infine applicare il trattamento più adeguato tutte le volte che sia necessario. 
  3. Applicare solo il trattamento passivo. Massaggi, mobilizzazione passiva, manipolazione, bendaggio funzionale e molte altre tecniche di fisioterapia ottime per alleviare i sintomi ed aiutare nel recupero di lesioni, rappresentano solo di una parte del trattamento. Il paziente deve implicarsi nel trattamento e rispettare le indicazioni di esercizio terapeutico che gli vengano fornite dal fisioterapista per completare il trattamento, così da poter ottenere risultati realmente positivi.
  4. Non prendere in considerazione la causa. Molte delle lesioni per le quali ci si reca ad una visita dal fisioterapista derivano da cause che possono essere individuate e controllate. Uno dei compiti del professionista del settore della riabilitazione è quello di risalire alla causa del dolore e cercare una soluzione perché non solo passi, ma non si ripeta.
  5. Mancanza di igiene personale: un fisioterapista riceve nella sua clinica dozzine di persone diverse giornalmente e a volte si verificano situazioni imbarazzanti. Un trattamento sanitario è importante non solo per il fisioterapista quanto per il paziente in qualsiasi situazione.
  6. Non cercare un professionista con una formazione adeguata. Per poter esercitare la professione, un fisioterapista deve essere in possesso di titolo di Laurea riconosciuto dal Ministero della Salute.
  7. Non seguire le indicazioni del fisioterapista. Se un fisioterapista ti raccomanda riposo assoluto, è perché il paziente ha davvero bisogno di riposo assoluto, non deve inventare o ricominciare a correre perché “ha bisogno di compiere il suo esercizio fisico abituale”. Durante un trattamento o visita dal fisioterapista, il paziente deve collaborare con il professionista affinché entrambi possano raggiungere lo stesso obiettivo: il recupero e la riabilitazione delle zone danneggiate dalla lesione.

​Fonte: https://www.vitonica.com/fisioterapia/7-errores-frecuentes-al-acudir-al-fisioterapeuta

PERCHE' ANDARE DAL FISIOTERAPISTA OSTEOPATA SE STO BENE!?!?

3/8/2020

 
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PERCHE' ANDARE DAL FISIOTERAPISTA OSTEOPATA SE STO BENE!?!?

Erroneamente molti vanno dal Fisioterapista Osteopata, in italia, quasi esclusivamente se in presenza di un sintomo, difficilmente (se non in campo sportivo) i pazienti si sottopongono a controlli periodici per capire se la loro condizione apparentemente sana, possa dare problemi in futuro.
Sebbene non tutti i dolori e le problematiche possono essere individuate precocemente, sicuramente uno screening della postura e del movimento possono essere d'aiuto per individuare disfunzioni e anomalie,che se corrette per tempo, possono ridurre o evitare l'insorgenza di dolori, blocchi o problematiche più difficili e lunghe da curare in un secondo momento.

E' importante "usare" il Fisioterapista Osteopata come alleato per la PREVENZIONE . 🔊

Fare un controllo richiede solo 1 ora ogni 3 o 4 mesi!

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Chi è il professionista. Giudice Elbert P. Tuttle, Sr., 1957

1/4/2020

 
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Il professionista è, in essenza, una persona che garantisce un servizio. Il servizio che egli rende è però più importante di quello reso da un artigiano, anche dell'artigiano più esperto.

E' un servizio che trae origine da tutto l'insieme della sua personalità. Anche se è vero che vi può essere la mediazione di alcune tecniche specializzate o altamente sviluppate, il loro modo di essere espresse è il frutto dell'essenza della personalità del professionista. Il servizio reso dal professionista, nella sua essenza vera, non può essere separato dal suo essere persona. Egli non ha mercanzie da vendere o terre da coltivare: il suo solo avere è la sua persona. Da ciò deriva che non vi può essere giusto prezzo per il suo servizio: quanto vale una porzione della credibilità di un uomo? Se egli non ha la qualità dell'integrità, non ha valore; se invece la possiede, è senza prezzo. Il suo valore è proprio nulla o infinito.

Non cercate quindi di fissare un prezzo per voi stessi, non riportate i vostri servizi professionali su di una scala commerciale per dire "solo questo per questo". Non avvilite voi stessi uguagliando l'essenza del vostro spirito al suo valore di mercato. Non siate avari, non nascondete i talenti, le abilità e le conoscenze, ai colleghi o nei vostri rapporti con clienti, pazienti o comunità. Siate invece magnanimi e prodighi, riversando il vostro talento verso coloro a cui può essere utile. Regalatelo, sprecatelo, poiché è nella sua diffusione che può essere utile. Non abbiate paura di fare passi falsi, o di regalare un piccolo pezzo di quello che avreste potuto vendere. Non censurate i vostri pensieri per guadagnarvi una notorietà più vasta. Come l'amore, il talento è utile solo se viene speso, ed è senza fine. Certamente l'uomo deve mangiare, quindi decidete quale è il prezzo del vostro servizio. Ma non confondete mai l'atto medico, che è di per sé grandioso, con il suo compenso, sia esso in moneta, potere o gloria, che è invece triviale.

Giudice Elbert P. Tuttle, Sr., 1957  ​

Le MicroCorrenti MCR o MENS

28/1/2020

 
Tecar terapia - Diatermia da contatto - Microcorrenti - Elettroporazione - dr Paonessa
Tecar terapia - Diatermia da contatto - Microcorrenti - Elettroporazione - dr Paonessa
 Le microcorrenti MENS (o MCR)

L'utilizzo della microcorrente nell'elettrostimolazione è sempre più in crescita. Negli USA e in altri paesi quali Giappone, Canada, ecc., la MCR o MENS è già da molti anni una delle correnti più utilizzate nella fisioterapia a scopo curativo, (differenziandosi dalle TENS, che come è noto, presentano solamente indicazioni contro il dolore). Molti studi e ricerche sulle MENS hanno dimostrato importanti risultati. 

A differenza delle terapie di elettrostimolazione convenzionali, che utilizzano correnti con intensità dell'ordine di milliampere (mA), la microcorrente utilizza una corrente a bassa intensità dell'ordine di microampere (µA). Questa leggera corrente è al di sotto della soglia di percezione dell'uomo e quindi non viene avvertita dal paziente.

La terapia MENS offre al paziente notevoli vantaggi:
- sicurezza
- comfort
- diminuzione del dolore acuto e cronico
- veloce recupero dei tessuti e rapida guarigione di ferite, cicatrici e fratture ossee
- produzione di fibre collagene, che favoriscono l'elasticità della pelle
- assenza totale di effetti collaterali e complicazioni.
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Con tablet e smartphone a rischio la salute scheletrica dei bambini

16/7/2019

 
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“Il futuro delle ossa si costruisce da bambini”: è questo lo slogan scelto dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) per richiamare l’attenzione sulle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico che, se non affrontate fin dalla prima infanzia, rischiano di compromettere la salute della persona nelle decadi successive: basti pensare alla scoliosi, alla lordosi, alla lussazione congenita dell’anca al ginocchio valgo e al piede piatto.
A preoccupare gli specialisti della SIOT sono soprattutto le nuove abitudini dei bambini che dedicano molto tempo a tablet e smartphone, trascurando i giochi all’aperto. Si moltiplicano così i casi di cifosi, aumentati del 700% nelle scuole medie inferiori negli ultimi dieci anni.

“Una vera e propria ‘bomba sociale’ quella della cifosi”, ha commentato Carlo Ruosi, professore di Ortopedia e Traumatologia dell’Università Federico II di Napoli. “Il numero eccessivo di ore giornaliere che, fin dai 3-4 anni, i bambini trascorrono piegati in avanti sui ‘babysitter elettronici’ è causa di questo disturbo troppo spesso sottovalutato. Fondamentale, in questi casi, è una diagnosi precoce. Mentre in fase iniziale è possibile intervenire con rieducazione motoria e ginnastica appropriata, in fase avanzata è necessario far indossare al bambino il busto ortopedico. Nel caso in cui la diagnosi arrivi troppo tardi, poi, si deve ricorrere alla chirurgia”.
“Per qualsiasi disturbo interessi le ossa e le articolazioni, è fondamentale rivolgersi allo specialista, l’ortopedico, che può curare le alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico causate da traumi o patologie, permettendo di mantenere o recuperare una buona qualità di vita ad ogni età. Fin dai primi passi è possibile incorrere in pericoli comuni che però possono arrecare traumi leggeri o invalidant”, ha spiegato il professor Francesco Falez, presidente SIOT. “Da non sottovalutare, inoltre, come alcuni di questi disturbi possano essere evitati grazie all’adozione di posture e comportamenti corretti fin dalla primissima infanzia”.
Fonte

Sindrome del Piriforme, la falsa sciatalgia

18/6/2019

 
Questa guida ha tutto quello che bisogna sapere sulla sindrome del piriforme.
Ti spiego in modo semplice cos'è la sindrome del piriforme, i test, gli esami per la diagnosi e cosa fare per guarire.
E se hai già provato diverse terapie? Ti rivelo le tecniche avanzate, gli esercizi e le correzioni posturali per curare questa fastidiosa sindrome.
Conclusione:
Se vuoi saperne di più su questo disturbo, ti piacerà questa giuda.


Cos’è la sindrome del piriforme?La sindrome del piriforme è un disturbo molto doloroso causato dalla contrattura, ispessimento e ipertrofia di questo muscolo (Grgić – 2013).
In questo disturbo, il piriforme comprime il nervo sciatico (Cass – 2015) e provoca i sintomi della sciatalgia (dolore nelle parti del corpo attraversate dal nervo sciatico).
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CORE STABILITY: GLI ESERCIZI BASE

17/6/2019

 
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​Letteralmente, core stability significa “stabilità del nucleo”. Volendo capire davvero di cosa si tratta, bisogna considerare la pancia come il nucleo e immaginare di tenere in equilibrio un oggetto delicatissimo proprio in quel punto. Questo assume una valenza più profonda di quanto si possa immaginare: avere un addome stabile permette a tutto il corpo di essere più preciso e di muovere gli arti in modo più sicuro e coordinato. Ciò non significa che occorra prendere in considerazione solamente la muscolatura dell’addome: la core stability si focalizza sulla muscolatura stabilizzante e su quella che costituisce il sistema di movimento.
I muscoli coinvolti

Ad essere interessati sono due categorie muscolari: i muscoli stabilizzatori centrali e quelli che compongono il sistema di movimento.
Appartengono al primo gruppo il trasverso dell’addome, l’obliquo, il pavimento pelvico, il diaframma, il muscolo multifido del dorso e il trasverso spinale. Appartengono invece al secondo gruppo l’obliquo esterno, il retto dell’addome, il quadrato dei lombi, gli adduttori, il quadricipite, gli ischiocrurali e i glutei. In aggiunta, non vanno ignorati nemmeno l’ileopsoas e il piriforme.
Allenare la core stability

Che tipo di esercizi fare per allenare al meglio la core stability? 
Uno dei più utili è senza dubbio il plank, seguito dagli esercizi che allenano la schiena (elastici, trx, palla Bobath o palla fitness, dischi propriocettivi, etc). Utili anche alcuni tipi di respirazione(inspirare ed espirare cercando di gonfiare la pancia anziché il petto, per attivare il diaframma) o stimolazioni del pavimento pelvico (attivare i muscoli emulando la contrazione dei muscoli che si mette in atto quando si trattiene lo stimolo dell’urina). Infine, il classico crunch (supini, con i piedi a terra e le gambe a 90°, avvicinare la testa alle ginocchia evitando di toccare il terreno con la schiena) e il crunch laterale (stesso movimento ma lavorando braccio destro e gamba sinistra, per poi invertire e fare l’esatto opposto). (Velvetbody)

​Fonte: RiabilMed

LE LESIONI DI MODIC E CONNESSIONE CON IL MAL DI SCHIENA

31/5/2019

 
Il mal di schiena è una stato doloroso che colpisce un elevato numero di persone.

In genere ha una evoluzione benigna e solo in una piccola percentuale dei casi ha una causa specifica e ben individuale anatomicamente.

La ricerca da sempre si sforza di studiare i fenomeni al fine di individuare le cause laddove non sono conosciute.

Questo ha permesso in passato di trovare strumenti di cura più mirati ed efficaci, tuttavia il dolore alla schiena  è una sindrome complessa che difficilmente è chiudibile in un paradigma causa-effetto.

Un campo di indagine è quello del dolore originante da dai dischi e la sua corrispondenza con le lesioni di Modic che prendono il nome proprio dall'autore che le ha individuate per primo.

Modic in pratica ha ipotizzato che potessero esistere delle corrispondenze tra alcuni sub-strati patologici ed alcune alterazioni dalla norma delle immagini alla Risonanza Magnetica (RMN):



  • Lesioni tipo 1: Ipodensità all'immagine pesata in T1 e iperdensità all'immagine pesata in T2
 
  • Lesioni tipo 2: Iperdensità all'immagine pesata in T2 e lieve iperdensità o normodensità in T2
 
  • Lesioni tipo 3: Ipodensità sia T1 che in T2

Corrispondenza anatomo-patologica:
  • Lesione di tipo 1: infiammazione della zona tra il disco e il piatto tibiale
 
  • Lesione di tipo 2: riduzione dell' apporto ematico e di ossigeno alla zona medesima (ischemia)
 
  • Lesione di tipo 3: sclerosi delle superfici coinvolte nel processo degenerativo

​Tuttavia la corrispondenza tra queste alterazioni di immagine e i sintomi del mal di schiena è dibattuta ed è tutt' oggi oggetto di studio.

La difficoltà nasce dal fatto che il mal di schiena è una sindrome complessa dovuta a più fattori ed è difficilmente riconducibile solo ad una paradigma causa-effetto.
  

Dolore allo Sternocleidomastoideo | Può un muscolo dare tanti problemi?

22/5/2019

 
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Il tratto cervicale è comunemente molto complesso, e molte persone soffrono di un area dolente situata anteriormente che genera un Dolore allo sternocleidomastoideo, un muscolo molto importante nel movimento del collo.
Per prima cosa parleremo quindi di questo muscolo che viene spesso indicato con una sigla SCOM (Sterno Cleido Occipito Mastoideo), che ha una origine prossimale sul cranio precisamente dalla linea nucale superiore dell’occipite e sul processo mastoideo, e distalmente dividendosi in due fasci si andrà ad inserire sulla clavicola e sullo sterno, seguendo una direzione obliqua.

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