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  Dott. Marco Paonessa, FT, D.O. Fisioterapista Osteopata ad Aosta

Dr Marco Paonessa
​FisioterapiA 
OsteopatIa

PERCHE' ANDARE DAL FISIOTERAPISTA OSTEOPATA SE STO BENE!?!?

3/8/2020

 
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PERCHE' ANDARE DAL FISIOTERAPISTA OSTEOPATA SE STO BENE!?!?

Erroneamente molti vanno dal Fisioterapista Osteopata, in italia, quasi esclusivamente se in presenza di un sintomo, difficilmente (se non in campo sportivo) i pazienti si sottopongono a controlli periodici per capire se la loro condizione apparentemente sana, possa dare problemi in futuro.
Sebbene non tutti i dolori e le problematiche possono essere individuate precocemente, sicuramente uno screening della postura e del movimento possono essere d'aiuto per individuare disfunzioni e anomalie,che se corrette per tempo, possono ridurre o evitare l'insorgenza di dolori, blocchi o problematiche più difficili e lunghe da curare in un secondo momento.

E' importante "usare" il Fisioterapista Osteopata come alleato per la PREVENZIONE . 🔊

Fare un controllo richiede solo 1 ora ogni 3 o 4 mesi!

INDIVIDUARE PROBLEMATICHE PER TEMPO :
- RIDUCE O EVITA IL SINTOMO
- RIDUCE LA FORMAZIONE DI ARTROSI
- RIDUCE NOTEVOLMENTE LE SPESE DI CURA

--> Chiama per maggiori informazioni: 3406828905

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Dolore allo Sternocleidomastoideo | Può un muscolo dare tanti problemi?

22/5/2019

 
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Il tratto cervicale è comunemente molto complesso, e molte persone soffrono di un area dolente situata anteriormente che genera un Dolore allo sternocleidomastoideo, un muscolo molto importante nel movimento del collo.
Per prima cosa parleremo quindi di questo muscolo che viene spesso indicato con una sigla SCOM (Sterno Cleido Occipito Mastoideo), che ha una origine prossimale sul cranio precisamente dalla linea nucale superiore dell’occipite e sul processo mastoideo, e distalmente dividendosi in due fasci si andrà ad inserire sulla clavicola e sullo sterno, seguendo una direzione obliqua.

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Bruxismo: Digrignare i denti. Cause e rimedi

22/5/2019

 
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Bruxismo è un comportamento che consiste nello sfregamento associato ad un serramento dei denti delle due arcate superiore sull'inferiore  in maniera involontaria e sopratutto violenta. Questa Attività può talvolta essere rumorosa e fastidiosa, non tanto per chi lo esegue (perché generalmente avviene nel sonno), ma per chi dorme accanto ad una persona che Bruxa e viene disturbata durante la notte in maniera continua.
Il Termine Bruxismo deriva dal greco, più precisamente dalla parola βρύχω che appunto significa DIGRIGNAMENTO DEI DENTI. In questa patologia notiamo un sovrauso dei muscoli masticatori (massetere sopratutto, ma anche i muscoli bilanciatori come il Temporale) e riguarda quindi il territorio di competenza dell’articolazione Temporo Mandibolare ATM.

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Articolazione temporo mandibolare ATM

22/5/2019

 
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L’articolazione temporo mandibolare viene chiamata anche ATM (per abbreviazione, in inglese viene chiamata TMJ – Temporomandibular joint) e rappresenta l’articolazione tra una o entrambe le estremità della mascella, e il condilo della fossa temporale.Funzionalmente connette quindi il condilo mandibolare con la fossa glenoidea del temporale.Dal punto di vista della caratteristica possimao definirla come una Diartrosi, ovvero una articolazione a scivolamento.
In questo articolo parleremo di:
Anatomia
Movimenti fisiologici
Principali patologie
Fisioterapia

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Sindrome Temporo Mandibolare

22/5/2019

 
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La sindrome temporo mandibolare è una sindrome (insieme di sintomi che costituiscono una patologia) che colpisce l’articolazione ATM, che risulta non perfettamente bilanciata in uno dei suoi componenti muscolari, articolari o legamentosi.
Generalmente vengono  colpite dalla sindrome  temporo mandibolare maggiormente le donne in un rapporto di 8 a 1 rispetto agli uomini, e infatti sono coloro che maggiormente accusano anche solo 1 dei tanti sintomi della sindrome.
L’ATM è una articolazione molto semplice dal punto di vista anatomico, ma vista la natura biarticolare della mandibola che si articola con 2 ossa temporali simmetriche, è necessario un bilanciamento pressoché perfetto di tutte le forze che agiscono su di essa affinché non venga a instaurarsi un complesso di condizioni per cui la masticazione venga alterata con conseguenza comparsa di Dolore.
Importantissimo aspetto sarà quello di collaborare in maniera assidua tra Fisioterapista, Medico specialista in chirurgia Maxillo facciale e Medico Odontoiatra – Dentista, oltre eventualmente ad una collaborazione con uno psicologo per quanto riguarda le problematiche ansiose.

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Fisioterapia temporo-mandibolare

22/5/2019

 
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Chi è affetto da un dolore alla mandibola sente spesso consigliare una Fisioterapia temporo mandibolare per provare a risolvere il proprio problema. In questo articolo analizzeremo in cosa consiste e sopratutto come il Fisioterapista esperto di ATM  può aiutare le persone ad uscire dal proprio problema alla mandibola.
La fisioterapia temporo mandibolare consiste in una serie di interventi terapeutici eseguiti da un fisioterapista, che hanno lo scopo di individuare la disfunzione all’ATM, e intervenire e rieducare con manovre specifiche sia dentro la bocca che fuori la bocca, oltre a consigliare una serie di esercizi specifici.

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Come sconfiggere la periartrite scapolo omerale

20/5/2019

 
In questo articolo vedremo come risolvere un problema che può essere fonte di sintomi e dolori molto fastidiosi: sto parlando della periartrite scapolo omerale.
Periartrite scapolo omerale è un termine generico per indicare l’infiammazione dei tendini della spalla, situazione che si accompagna spesso a dolore notturno e a difficoltà nel muovere il braccio, a volte anche con movimenti semplici (ad esempio mettersi la giacca).
Andremo a vedere cosa significa avere la periartrite scapolo omerale e cosa la causa (per evitare di ricaderci una volta risolta).
Ovviamente, vedremo una strategia efficace per migliorare e risolvere il problema.
Questa strategia è stata testata su centinaia di persone in uno studio dell’università di Sheffield.
Ok, iniziamo!

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Controindicazioni / Effetti collaterali della TECAR Terapia

19/7/2018

 

Controindicazioni / Effetti collaterali della TECAR Terapia (Diatermia a contatto)

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Hai Eseguito delle sedute di Fisioterapia e ora sei alla ricerca sul web di quelli che sono gli Effetti Collaterali Tecar terapia, in questa guida analizzeremo appunto le controindicazioni e se questa terapia può produrre delle reazioni avverse.
Prenota subito una visita! Chiamaci al 0165230763

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Piede piatto? Il 90% dei casi si risolve da sè

9/6/2017

 

Tutti con i piedi piatti?
​Piede piatto? Il 90% dei casi si risolve da sé

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Tutti con i piedi piatti? Il 97% dei bambini da zero a due anni ha il piede piatto, ma non c’è da allarmarsi perché di solito si risolve con la crescita 
Il piede piatto è tipico dei primi anni di vita del bambino, quando l’arco della pianta del piede è poco formato o assente. Lo osserviamo in quasi tutti i bambini da zero a due anni (97%) e si riduce progressivamente con l’aumentare dell’età, fino a circa il 50% a tre anni, il 25% a sei anni, e a dieci anni solo pochi bambini ce l’hanno ancora. È un piede fisiologico, cioè normale, non provoca dolore e non comporta problemi nei movimenti.

È normale avere un piede piatto quando si è piccoli
Questo aspetto dei piedi è causa frequente di preoccupazione nei genitori che richiedono addirittura una visita ortopedica: troppo spesso questa si conclude con l’inutile prescrizione di un plantare o di scarpe ortopediche, con il proposito, senza alcun fondamento, di dare la giusta forma al piede. Il 90% dei casi di piede piatto viene quindi trattato senza che sia necessario.

Quando preoccuparsi?
Se compare dolore, se il piede piatto è rigido, e se dopo gli otto anni non c’è segno di miglioramento, sarà opportuna una visita ortopedica. In tutti gli altri casi di piede piatto asintomatico, senza dolore, bisogna solo aspettare e vigilare, dando a tutti i bambini, ogni giorno e a ogni età, a casa, a scuola o all’aperto, la possibilità di muoversi liberamente, meglio se a piedi nudi o con calzature morbide.

Fattori di rischio 
Il piede piatto patologico è più frequente nei maschi e alcuni fattori possono predisporre al suo sviluppo. In particolare, tra tre e sei anni, influisce un’aumentata lassità delle articolazioni e l’abitudine a sedere in alcune “particolari” posizioni, oltre al fattore della storia familiare che è da tenere sempre in considerazione. 

Fonte: http://mailchi.mp/uppa.it/piede-piatto-il-90-dei-casi-si-risolve-da-se-99785?e=891f60a03e
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Ma perché andare dal fisioterapista costa un sacco di soldi? Ma poi, è proprio così?

19/8/2016

 
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Ma perché andare dal fisioterapista costa un sacco di soldi? Ma poi, è proprio così?

Ma perché andare dal fisioterapista costa un sacco di soldi?
​Ma poi, è proprio così?

Ecco una domanda che io stesso mi sono posto quando, ancora ragazzino, andai per la prima volta da un fisioterapista. Allora, di fisioterapisti (in Italia) non ce n’erano molti. I miei genitori per curare la mia scoliosi spendevano tanti soldi e, nonostante quei trattamenti davano il loro frutti, io mi sentivo terribilmente in colpa per i costi che giudicavo esagerati. E’ stato solo dopo essere approdato dall'altra parte della "scrivania", che ho potuto rendermi conto del perché le parcelle di un fisioterapista, libero professionista, siano così alte.

Chiariamo subito che il lavoro del fisioterapista non ha un costo, non è una "cosa".

Sicuramente ha un valore. 
​

Può succedere che dopo 1 seduta o 10 sedute (se è previsto) ti ritrovi con la soluzione di un problema fisico che ti causava dolore o fastidio da molto tempo.
In questo caso il valore non è quantificabile!

Può anche accadere che, concluso il "percorso preventivo/terapeutico/educativo", tu abbia una percezione del tuo corpo che ti consente di rapportarti meglio nelle attività motorie che svolgi quotidianamente, in casa, sul lavoro o nella tua attività sportiva.Questa nuova percezione e conoscenza di te ti accompagnerà ovunque, sempre.
E anche questo non è quantificabile!
​
Pertanto il costo è percepito come elevato o meno in base al valore che si dà alla "cosa" o al servizio. Più si percepisce uno valore alto più il costo sembra basso.
"Tutte le persone conoscono il prezzo delle cose ma soltanto alcune ne conoscono il vero valore." (Oscar Wilde)

Eccovi qui di seguito un breve resoconto delle spese
​che un fisioterapista (serio) deve sostenere:

1) Il fisioterapista non è mai preparato a fare quello che deve fare. 

  Per quanto abbia studiato, ogni paziente è diverso e le varie università, scuole e teorie spesso possono fornire solo delle indicazioni generali. Perciò, quando nel tuo studio arriva il sig. Tizio, con la sua vita, i suoi problemi e i suoi sintomi, gli studi e le esperienze che hai maturato ti orientano… ma, nonostante i protocolli terapeutici e l’EBM (evidenze scientifiche), non ti forniscono nessuna mappa e nessuna guida così precisa come a volte si vuole far credere! Ogni fisioterapista deve fare costantemente i conti con una sensazione di inadeguatezza cronica che si allenta soltanto quando, come un sarto, avrà cucito il suo intervento sulle misure specifiche del sig. Tizio e lui lo avrà indossato sentendocisi bene, comodo e a suo agio. Naturalmente, questo stato di glamour difficilmente si realizza al primo colpo, perciò il fisioterapista deve sempre scucire e ricucire quello che fa, fino a individuare la linea e il modello capaci di far sentire il sig. Tizio... proprio un figurino. A quel punto, però, il lavoro è terminato e si ricomincia daccapo a vivere la sensazione di inadeguatezza, questa volta con il sig. Caio. Che avrà misure e gusti completamente diversi dal sig. Tizio. Il vissuto di incapacità cronica fa parte del nostro mestiere e ci costringe a studiare e a formarci in continuazione, nel tentativo (compulsivo) di arginarlo, almeno un poco. Le scuole di formazione costano. 

2) L’ambiente in cui un fisioterapista lavora, fa parte della cura. 

Cioè deve essere riservato, silenzioso, ordinato e accogliente, tanto da permettere ad un paziente che è una persona sconosciuta di aprirsi e raccontare i suoi disturbi, come se parlasse con un caro amico (che, in questo, caso non conosce e non ha mai visto prima). E tutto deve succedere nello spazio di sessanta minuti circa (il tempo delle sedute varia a seconda della terapia da svolgere). Se fai il fisioterapista, in un ora il tuo paziente dovrà dirti: chi è, cosa fa, cosa prova, cosa gli è successo e come ha reagito. Mentre tu dovrai fare e dirgli qualcosa che gli permetta di sentirsi meglio e di tornare a casa con un miglioramento e con degli strumenti in più. L’ambiente di lavoro perciò è fondamentale per favorire la concentrazione, l’attenzione, la confidenza e la sensibilità, sia del paziente che del fisioterapista. Non penso che per ottenere questo ci sia bisogno di arredi firmati e costosi... ma, certamente, occorre un luogo fisico silenzioso, asciutto, sufficientemente illuminato, pulito, senza odori forti, tiepido d’inverno e ombreggiato d’estate. Questo ha un costo. 

3) Quando il fisioterapista non si sente bene, non può lavorare. 

E non parlo di un raffreddore o di un’influenza. Quelle sono cose che capitano senza creare grosse difficoltà, al massimo qualche giorno di assenza. Mi riferisco ai casini che mettono K.O. il sistema sia fisico sia emotivo. Il fisioterapista (serio) per lavorare deve dimenticarsi di se stesso e concentrarsi totalmente sulle problematiche di un altro. Non può distrarsi pensando che ha litigato con sua moglie, che la mamma è ricoverata in ospedale, che il bambino deve andare a ripetizioni altrimenti rischia di perdere l’anno... cose del genere devono essere lasciate fuori dallo studio e riprese soltanto al termine della giornata lavorativa. Quando le persone soffrono, hanno una pelle in meno... e si accorgono subito della disattenzione di chi dovrebbe aiutarle! Purtroppo, vivono la distrazione del fisioterapista come una loro difficoltà e si chiudono, rendendo inefficace l’intervento e aggiungendo un’altra delusione alla lista dei loro guai (a volte già molto lunga). Perciò, per fare bene la professione di fisioterapista, non è possibile vedere tante persone tutti i giorni. Altrimenti quell'attenzione totale e partecipe comincia a svanire e la possibilità di essere d’aiuto sparisce. Questo incide sui costi. 

4) Le emozioni sono contagiose. 

Se provate a stare in compagnia di una persona ansiosa o agitata a causa del dolore e della malattia, dopo un po’ inizierete anche voi a sentirvi in ansia, mentre dopo aver trascorso del tempo con una persona depressa che parla dei suoi dolori le cose cominciano a perdere di interesse e le motivazioni si smorzano. Al contrario, stare insieme a persone allegre mette di buon umore e condividere l’entusiasmo rende esuberanti e propositivi. Passare ore e ore immersi in esperienze cariche di dolore e sofferenza, rattrista l’anima e sposta il barometro delle emozioni verso la depressione. Ogni fisioterapista ha un suo tetto massimo di tolleranza al contagio emotivo, che non può superare senza essere sopraffatto dai malesseri degli altri. Per questo motivo, un fisioterapista (serio) non può incontrare troppi pazienti ogni giorno e svolgere con loro un lavoro efficace. Nella nostra professione è necessario dosare attentamente i carichi di lavoro, selezionando (quando è possibile) situazioni diverse per gravità e sofferenza. Se si supera una certa soglia… il fisioterapista si ammala e non può curare più nessuno. Questo incide sui costi. 

5) Ci vuole molto tempo per ogni persona. 

Ogni persona ha bisogno di ricevere la giusta attenzione e dedizione. Ci vuole un tempo in cui favorire la condivisione e il racconto delle esperienze difficili, un tempo in cui stimolare la scoperta di nuovi punti di vista. Poi ci vuole un tempo per la raccolta anamnestica, un tempo per la valutazione fisica del paziente, un tempo per stabilire insieme un piano di intervento e un tempo per la terapia. Per fare tutto questo serve almeno un’ora, almeno alla prima seduta. Ma quando il paziente è andato via, occorre anche un tempo per studiare il caso (soprattutto se ha una certa complessità) scrivere e rivedere la cartella clinica e un tempo in cui abbandonare i suoi vissuti e le sue esperienze e fare tabula rasa di tutto, per accogliere una persona diversa con una storia diversa ed esperienze diverse. Un fisioterapista dedica molto tempo a ogni persona. Al contrario di altri specialisti, non può frazionare i suoi guadagni sulla quantità. Deve offrire sempre un lavoro individuale e di qualità. Questo incide sui costi. 

 In conclusione… 

Cari amici, se vi guardate intorno non potrete che darmi ragione. Nessuno è mai diventato ricco facendo il fisioterapista! I costi che dobbiamo sostenere per svolgere bene la nostra professione sono alti e il tempo in cui possiamo lavorare per guadagnare, è poco. Il nostro mestiere è affascinante e bellissimo, ma ciò che ne motiva la scelta è solamente l’emozione che si prova nel vedere un altro essere umano riprendere a stare bene, non certo la prospettiva di lauti guadagni. 
​
Dr. Marco Paonessa, FT, DO 
Fisioterapista – Osteopata
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