DOTT. MARCO PAONESSA, FISIOTERAPIA OSTEOPATIA
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Come sconfiggere la periartrite scapolo omerale

20/5/2019

 
In questo articolo vedremo come risolvere un problema che può essere fonte di sintomi e dolori molto fastidiosi: sto parlando della periartrite scapolo omerale.
Periartrite scapolo omerale è un termine generico per indicare l’infiammazione dei tendini della spalla, situazione che si accompagna spesso a dolore notturno e a difficoltà nel muovere il braccio, a volte anche con movimenti semplici (ad esempio mettersi la giacca).
Andremo a vedere cosa significa avere la periartrite scapolo omerale e cosa la causa (per evitare di ricaderci una volta risolta).
Ovviamente, vedremo una strategia efficace per migliorare e risolvere il problema.
Questa strategia è stata testata su centinaia di persone in uno studio dell’università di Sheffield.
Ok, iniziamo!

Cos'è la periartrite scapolo omerale

Il termine periartrite scapolo omerale lo puoi tradurre così:
  • infiammazione (-ite)
  • di strutture intorno all'articolazione (peri-articolari)
  • a livello della spalla (articolazione scapolo-omerale)
Tradotto in parole povere, è un termine generico per indicare che si è infiammato qualcosa a livello della spalla, e che questo qualcosa non è l’osso e non è dentro l’articolazione.
In pratica, quando si parla di periartrite si parla di infiammazione dei tendini, più precisamente dei tendini della cuffia dei rotatori.
La cuffia dei rotatori è una serie di muscoli che avvolgono la testa dell’omero, appunto come fossero una cuffia.
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I tendini sono le parti finali dei muscoli, dove questi si attaccano all'osso, in questo caso l’omero.
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I muscoli della cuffia dei rotatori svolgono un ruolo molto importante: mantengono stabile la spalla mentre il braccio effettua i complessi movimenti che è in grado di fare.
La spalla è infatti l’articolazione più mobile di tutte: serve quindi una serie di muscoli che mantengano la spalla stabile quando solleviamo il braccio oltre la linea dell’orizzonte.
I tendini della cuffia dei rotatori sono piccoli e svolgono un ruolo cruciale: è per questo che sono così facilmente soggetti a sovraccarico ed infiammazione.
Si parla quindi di periartrite scapolo omerale quando si ha infiammazione dei tendini della cuffia dei rotatori, e tipicamente questo avviene per i muscoli:
  • sovraspinato (o sovraspinoso)
  • sottospinato (o sottospinoso)
  • sottoscapolare
  • capo lungo del bicipite

Solo infiammazione o anche lesione e/o usura?

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In genere si parla di periartrite scapolo omerale quando la persona non ha ancora effettuato esami strumentali come l’ecografia o la più precisa risonanza.
Dopo un esame strumentale in genere si hanno diagnosi e termini più precisi, perché si vedono le strutture più sofferenti.
Con gli esami strumentali si può infatti vedere che i tendini della cuffia dei rotatori non sono solo infiammati, ma magari presentano delle piccole o medie lesioni, spesso frutto dell’usura.
Non preoccuparti: queste lesioni sono molto comuni, e nei prossimi paragrafi scoprirai che non sono così pericolose.
Il dolore è comunque causato dall'infiammazione, anche se è presente una piccola o media lesione del tendine.
Bene, ora sappiamo che periartrite scapolo omerale = infiammazione dei tendini della cuffia dei rotatori.
Quali sono i problemi ed i sintomi che emergono in questa situazione?
Vediamolo subito!

Che sintomi provoca la periartrite scapolo omerale

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Fortunatamente quando si parla di spalla il capitolo “sintomi” è molto meno complesso di quando devo parlare dei sintomi del disturbo cervicale.
In caso di periartrite scapolo omerale i sintomi principali sono infatti solo due:
  • il dolore
  • la limitazione del movimento, che peraltro è provocata dal dolore
Il dolore dovuto all'infiammazione dei tendini compare tipicamente:
  • di notte
  • nei movimenti di rotazione (mettersi la giacca, pettinarsi, allacciarsi il reggiseno…)
  • nei movimenti di elevazione, cioè quando il braccio è più alto della linea dell’orizzonte
Tipicamente la periartrite ha una fase acuta, della durata di 15-20 giorni, in cui il dolore può comparire anche a riposo.
Successivamente il dolore a riposo tende a calare, ma rimane quello legato ai movimenti citati prima.
La fase “cronica” ha una durata purtroppo molto imprevedibile: il dolore può risolversi spontaneamente in un tempo che va da 1 a 6 mesi, oppure cronicizzarsi e rimanere fino a che non si fa qualcosa.

Cosa ti ha causato la periartrite scapolo omerale

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Parlare di cause della periartrite è tutto sommato un bel problema.
Questo perché l’infiammazione dei tendini della cuffia dei rotatori può colpire allo stesso modo:
  • il sollevatore di pesi
  • l’impiegato d’ufficio
  • la casalinga
  • chiunque altro
In realtà, i meccanismi alla base del problema sono simili anche in casi così diversi.
Si tratta infatti di forme diverse di sovraccarico, che alla fine è la vera causa del problema.
Lo sportivo ha probabilmente una spalla in ottime condizioni, ma la sottopone ad un sovraccarico con la sua attività.
Le persone non sportive possono non avere grandi sovraccarichi (fanno attività normali), ma il problema è che….la loro spalla spesso non è in buona forma!
Molte persone hanno infatti l’articolazione della spalla molto rigida, con una limitazione della normale mobilità che può arrivare anche al 30%.
Questa rigidità può essere dovuta a 3 fattori:
  • genetici
  • poco movimento
  • rigidità del tratto cervicale
Il forte rapporto tra articolazione della spalla e vertebre cervicali è probabilmente la principale causa di periartrite scapolo omerale in persone non sportive.
Senza alcuni muscoli cervicali, il braccio non si alzerebbe oltre i 90 gradi.
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Come si fa la diagnosi e che approfondimenti si possono fare

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La diagnosi di periartrite scapolo omerale è innanzitutto clinica: grazie ad una serie di test, il clinico può individuare che sono i tendini della spalla ad essere la fonte del dolore.
Alcuni test vorrebbero addirittura identificare con precisione il tendine più responsabile, ma la loro affidabilità è messa in discussione da molti studi.
Una volta che ha esaminato il paziente, il medico può decidere di approfondire con qualche indagine strumentale.
A volte è il paziente stesso che se le auto-prescrive: oggi come oggi, una ecografia in un centro privato ha lo stesso costo del ticket sanitario.
E qui cominciano i guai.
Questi “guai” si riassumono in due domande:
  • quali esami sono più affidabili?
  • gli esami servono davvero?

#1 Quali esami sono più affidabili?

Nel 90% dei casi l’esame strumentale più utilizzato è l’ecografia: rapido, economico e ad oggi spesso auto-prescrivibile.
Sebbene appaia un modo semplice per capire “cos'è che ti fa male”, l’ecografia ha diversi limiti:
  • è fortemente dipendente dall'operatore
  • ha una risoluzione limitata
  • la qualità dell’apparecchio cambia la qualità dell’immagine
Non è per nulla raro vedere quadri di ecografie essere assolutamente “sconfessati” dalla più precisa risonanza magnetica.
La risonanza magnetica è quindi l’esame più preciso che si possa fare per accertarsi dello stato dei tendini, ma……

#2 Gli esami servono davvero?

In uno schema ideale, ci aspetteremmo che:

  • persone con dolore alla spalla = problemi visibili nella risonanza magnetica
  • persone SENZA dolore alla spalla = nessun problema
  • persone che avevano dolore e ora non ce l’hanno più = problema migliorato nella risonanza
La realtà, confermata da innumerevoli studi, ti dice invece che:
  • persone con dolore alla spalla = problemi visibili nella risonanza
  • persone SENZA dolore alla spalla = problemi visibili nella risonanza, nelle stesse percentuali di chi ha dolore
  • persone che avevano dolore e ora non ce l’hanno più = risonanza che mostra gli stessi problemi di quando avevano dolore
Non male eh?
Sembra paradossale, ma la realtà è questa: non c’è nessuna relazione tra problemi visibili nella risonanza e dolore che avverte la persona.
Una altissima percentuale di persone sopra i 30 anni presenta piccole o medie lesioni tendinee del tutto asintomatiche.
Verrebbe quindi da chiedersi: questi esami servono davvero, visto che i “sani” ed i “malati” presentano gli stessi quadri?
L’interpretazione che devi dare a questi dati è: non bisogna andare in panico di fronte al referto di un esame strumentale.
Gli esami strumentali sono utili ed in molti casi indispensabili, ma non devono rappresentare una “condanna”.

Terapie

Ok, giunti a questo punto dovresti aver capito a grandi linee le caratteristiche fondamentali del problema “periartrite”, le sue manifestazioni e i molti punti di domanda che possono sorgere sul capitolo “diagnosi”.
Detto questo, ora manca la parte più importante: come facciamo a risolvere il problema?
Come per ogni problema muscolo scheletrico, le “proposte terapeutiche” sono davvero tantissime.
Le più comuni sono:
  • terapie fisiche (laser, tecar, ultrasuoni)
  • infiltrazioni di farmaci anti infiammatori
  • interventi chirurgici
  • ginnastica riabilitativa
Dati alla mano, secondo una importante revisione di studi dell’università di Sheffield, l’ultima opzione risulta essere la più efficace nel medio-lungo periodo.
Alcuni studi assegnano agli esercizi riabilitativi una efficacia addirittura maggiore rispetto all'intervento chirurgico.
Letteratura scientifica a parte, gli esercizi rieducativi sono una ottima soluzione, perché vanno alla radice del problema.
Solo grazie agli esercizi è infatti possibile irrobustire i tendini e ripristinare una buona dinamica del movimento.

Quando e quanto fare gli esercizi

Gli esercizi vanno eseguiti per cinque minuti con pause ogni minuto.
Il consiglio è quello di ripetere gli esercizi tutti i giorni, ed i motivi sono molto semplici:
  • fare esercizio tutti i giorni aiuta a formare un’abitudine
  • la formazione di una abitudine positiva è ciò che fa la vera differenza in termini di efficacia della terapia
Non c’è un momento della giornata preferenziale nel quale eseguire gli esercizi.
Il periodo minimo per capire se ti aiutano è di 15 giorni: visto che probabilmente la situazione migliorerà, puoi proseguire fino a raggiungere circa 12 settimane di lavoro.
Fonte: si ringrazia il collega Marcello Chiapponi
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