![]() Fra i tanti fattori indicati come concausa della patologia venosa il disordine posturale rappresenta oggi quello principale perché è in grado di racchiudere in sé tutti gli altri. Cardine della postura è il tono muscolare; il tono di un gruppo muscolare condiziona tutti gli altri gruppi anche distanti. Nella dinamica la base di sostegno è delimitata dai due piedi in appoggio al suolo. Il centro di gravità generale del corpo è situato a livello della L3; nella posizione eretta i piedi trasmettono l’appoggio a livello delle due articolazioni coxo-femorali. Nei movimenti di oscillazione è il tronco che oscilla sugli arti inferiori per riadattare alle movenze corporee il centro di gravità. E’ quest’ultimo che dobbiamo considerare in uno studio dell’equilibrio statico. La vita è movimento, tutte le condizioni parziali o totali di ipertonia o ipotonia creano alterazione circolatoria. Un bilanciamento non corretto può provocare nel tempo un imbrigliamento delle vene e dei linfatici che attraversano mesi, epiploon, legamenti o nei forami di congiunzione. Flessioni ed estensioni croniche possono creare delle compressioni a livello del canale inguinale, canale calcaneare, dell’orifizio della membrana interossea, dell’anello del soleo, dell’arcata dei muscoli flessori dell’alluce. E’ dunque importante saper valutare l’atteggiamento posturale nel suo complesso e la morfodinamica dei vari segmenti corporei al fine di migliorare il ritorno venoso e con esso la sintomatologia. La macchina umana può compiere un numero assai grande di movimenti complessi e il corpo umano sfrutta molti di questi movimenti per facilitare altre funzioni, in particolare la macchina dei fluidi del sistema circolatorio. Questo è vero per quanto riguarda l’apparato venoso e linfatico. La pressione venosa periferica determina il calibro delle vene superficiali e di quelle profonde proporzionalmente alla loro compliance parietale. Questa pressione, che è correlata alla velocità di flusso, è dominata dalla pressione idrostatica i cui valori sono sottomessi alla legge di gravità e variano secondo la postura. Il solo esame clinico dimostra che se il soggetto è in piedi, il calibro delle vene superficiali è massimo. Si riduce invece in posizione orizzontale e si collassa quanto più gli arti inferiori sono elevati rispetto al piano del cuore. Tutto ciò afferma la preminenza della gravità e della pressione idrostatica relativamente alle variazioni di calibro delle vene superficiali degli arti. Se il soggetto è un varicoso, il fenomeno è tanto più importante in ragione del grosso calibro delle varici. Quando il soggetto è in piedi si nota il totale riempimento delle varici e questo contrasta con il totale collasso delle stesse quando il paziente è in posizione di Trendelemburg. Da questo si può dedurre che la pressione idrostatica è necessaria ma non sufficiente per produrre delle varici mentre l’elevazione dei piedi è sufficiente per sopprimere le ectasie varicose. In soggetti con circolo profondo pervio, anche se varicosi, si può notare che, per mezzo della marcia, si ha una riduzione della pressione venosa superficiale ed anche di quella profonda. Ciò significa che la marcia facilita il deflusso venoso e linfatico. Nel soggetto sano, la lunga permanenza in piedi, immobili, è incompatibile con la funzione emodinamica e con la tenuta delle vene degli arti inferiori. Soltanto l’attività muscolare e la marcia possono assicurare un controllo fisiologico grazie all’azione delle pompe valvulo-muscolari. Se l’integrità funzionale di questa pompa valvulo-muscolare funziona, il deflusso venoso è garantito. Infatti, ad ogni passo, i muscoli degli arti inferiori si contraggono e, comprimendo le vene profonde provocano una sistole valvulo-muscolare che permette il deflusso del sangue verso l’alto. Vari sono i meccanismi che facilitano queste funzioni e riguardano la struttura ossea, le fasce muscolari, le fasce perivascolari ed il gioco delle valvole intravenose. Questo gioco organico, permette la normale deambulazione e contemporaneamente il deflusso circolatorio e gli scambi metabolici. E’ quindi estremamente importante conoscere e studiare l’appoggio podalico e le single fasi di svolgimento dell’intero ciclo della deambulazione. Esistono, infatti, dei rapporti fisiologici e fisiopatologici molto stretti tra il sistema linfo-venoso degli arti inferiori e il piede, sia nella struttura che nella sua funzione. Il piede, la caviglia e la pompa muscolare del polpaccio formano il cuore periferico e si riuniscono in una unità anatomo- funzionale. ![]() CUORE PERIFERICO E SUOLA VENOSA DI LEJARS. Data la loro struttura, le vene sono comprimibili, tramite la contrazione muscolare, dalla fascia connettivale (aponeurosi), all’interno delle logge muscolari (vene profonde), e da cute e sottocute nel caso delle vene superficiali. Quasi tutti i vasi venosi contengono speciali valvole (valvole bicuspidi o a nido di rondine), simili alle valvole semilunari del cuore, a senso unico ossia che orientano la corrente ematica verso il cuore impedendone il reflusso; tali valvole risultano spesso assenti nelle vene perforanti. Vari sono i meccanismi che consentono il deflusso venoso in direzione profonda e centripeta e riguardano la struttura ossea, le fasce muscolari, le fasce perivascolari e le valvole venose sopra citate. Le forze che intervengono in tale funzione si dividono in:
Sono vene plantari superficiali e svolgono un ruolo indispensabile sulla funzione di tutto il sistema venoso e linfatico degli arti inferiori. Il sangue pompato dal cuore verso le estremità distali del corpo deve risalire malgrado vari ostacoli: la distanza che annulla l’effetto pressorio iniziale; la gravità, che tende a favorire il ristagno nei vasi più lontani dal cuore. Il ritorno venoso è nettamente favorito dalla stazione eretta che provoca la contrazione dei muscoli degli arti inferiori, a sua volta realizza un vero e proprio massaggio delle vene (effetto pompa).Durante la marcia si aggiunge la compressione meccanica delle vene plantari che si svuotano a ogni passo. Per questo meccanismo , la pianta del piede deve essere considerata come un vero e proprio “cuore periferico”, capace di sviluppare una forza propulsiva centripeta sul sangue e sulla linfa , la vis a tergo. Quindi il sangue contenuto nella soletta venosa di Lejars viene spremuto in direzione centripeta mentre la dorsiflessione stira il tendine di Achille nella fase di appoggio completo plantare, che imprime velocità alla massa sanguigna. Di seguito la contrazione “concentrica” del tricipite surale porterà il sangue nel sistema popliteo. Qui è bene soffermarci sulle fasi di deambulazione: In ortostasi la verticale della linea centrale di gravità deriva dal biotipo, la dinamica ha inizio con abbiamo un appoggio calcaneare (movimento ad elica); il peso gravitario viene poi supportato e maggiormente assorbito dalla porzione laterale del piede, mentre l’arco mediale resta fisiologicamente sollevato, affinchè la propulsione possa avvenire in modo efficace, è indispensabile che venga introdotto un movimento di eversione del piede.
Fonte: Dott. Franco Migliozzi, Osteopata D.O
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27/8/2012 20:42:28
This blog is pretty interesting, will add a bookmark, thanks.
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ATTENZIONE LEGGEREIl dottor Paonessa non rilascia AutoriMarco Paonessa Archivio
November 2024
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