La postura In fisiatria, ortopedia, odontoiatria, oculistica, angiologia etc. si parla ormai costantemente di postura. A circa dodici mesi di vita si ha il passaggio graduale al bipodalismo. La formazione e l’accrescimento scheletrico e muscolo-fasciale e del piano occlusale (e quindi in seguito della dentatura) sono il risultato della complessa e personale azione antigravitazionale dell’individuo. A circa 8-9 anni si formano e si stabilizzano le curve vertebrali (lordosi lombare e cervicale e cifosi dorsale) e ciò avviene grazie alla maturazione estero-propriocettiva del piede che è quindi il responsabile delle modificazioni delle curve vertebrali in posizione eretta. Il completo sviluppo della funzione posturale (sistema tonico posturale) avviene invece abitualmente verso la pubertà. L’equilibrio è garantito da importanti meccanismi fisiologici ai quali contribuiscono principalmente il sistema posturale fine che è rappresentato dagli occhi e dal vestibolo; dalle afferenze secondarie uditive e del tatto; dal controllo posturale periferico come le capsule articolari, i legamenti, il corpuscolo del Golgi e le placche neuromuscolari di tutti i muscoli del corpo. Un discorso a parte merita la propriocezione del piede. Qualunque causa in grado di modificare l’equilibrio, dovunque posto lungo l’asse cefalo-podalico, avrà riflessi immediati, trasmessi per via ascendente o discendente lungo le catene muscolari, tramite il sistema connettivo, su tutti gli altri segmenti corporei modificandoli con rotazioni e /o traslazioni di compenso. E’ evidente che qualsiasi forza agisca sul sistema cibernetico “uomo”, avrà in risposta un atteggiamento adattativo in senso centrifugo, dall’applicazione della forza verso i distretti corporei circostanti, fino ad interessare l’intero organismo. Avviene così una riprogrammazione del sistema posturale e dell’equilibrio che comporta modifiche delle principali vie afferenti, sia fisiologiche sia, dopo un certo periodo di tempo, perfino anatomiche. Nel tempo tutto ciò influisce sulla propriocezione (coscienza di sé) con significative influenze sull’equilibrio e quindi sulla postura. Tali alterazioni infatti vengono fissate a livello corticale, a vari livelli, tramite memorie biochimiche corpuscolari (acetilcolina, noradrenalina, apomorfina, ioni calcio e potassio ecc.) che poi divengono anatomiche per vero e proprio contatto con i neuroni, sia a livello del sistema nervoso centrale che periferico; quindi la funzione governa la struttura. Compito della posturologia è il ripristino dei corretti gesti motori, in statica e in deambulazione, riprogrammando il sistema tonico posturale in un ambito fisiologico, tramite un intervento e un programma necessariamente personalizzato multidisciplinare. Errori posturali quindi, anche modesti, col passare del tempo sono in grado di causare prima disagi e poi patologie: sovraccarichi con conseguente degenerazione articolare, intrappolamento dei nervi, blocchi respiratori, disturbi digestivi, cattiva circolazione, problemi di equilibrio, disagi psichici… In neurofisiologia, l’importanza dell’appoggio plantare è noto da tempo. Nei preparati spinali, una pressione lieve applicata sulla pianta dei piedi determina un riflesso estensorio di tutto l’arto inferiore. Il passo e la postura sono regolate e favorite da variazioni ritmiche delle afferenze ottimali provenienti dai recettori della pianta del piede. La stimolazione della pianta del piede innesca numerose risposte, sia monosinaptiche (riflessi alla muscolatura intrinseca del piede stesso) che polisinaptici diretti a tutto il soma. In tal modo ogni livello metamerico raccoglie informazioni da un più vasto sistema afferenziale e completa (a parte l’integrazione superiore) il circuito efferente. La stimolazione a livello plantare coinvolge almeno quattro meccanismi sensitivi: 1) pressocettori cutanei, la cui stimolazione innesca riflessi polisinaptici anche di tipo posturale; 2) propriocettori muscolari (fusi neuromuscolari ed organi tendinei del Golgi), con riflessi diretti ai muscoli stessi (monosinaptici) e di tipo polisinaptico etero segmentario; 3) propriocettori profondi (articolari), la cui stimolazione consiste nella variazione dei rapporti articolari e nelle variazioni di pressione durante l’appoggio (riflessi capsulare), 4) recettori neurovegetativi che seguono l’abbondante vascolarizzazione della pianta del piede e la cui importanza a livello di riflessi neurovegetativi a distanza può essere al momento solo ipotizzata. Nel caso di patologie morfologiche della pianta del piede o alterazioni dell’appoggio plantare, l’alterata stimolazione recettoriale che si viene a determinare, provoca riflessi anomali diretti sia sul piede stesso che a distanza, alterando tutto l’equilibrio posturale (progressione ascendente). Ricordando che l’equilibrio della macchina umana è dinamico ed instabile, che dispone di piccolissime basi d’appoggio e di alti baricentri, stimolazioni anomale dei vari recettori plantari determinano: -alterazioni ed asimmetrie nel bilanciamento delle tensioni e del tono muscolare a vari livelli (arti inferiori, rachide, arti superiori, cervico-occipitale e temporo mandibolare); -alterati rapporti in tutte le articolazioni soprastanti, con loro inevitabile interessamento patologico; -alterato ritorno venoso, sia per imperfetta stimolazione della suola venosa di Lejars, che per riflesso neurovegetativo; -modificazioni dell’equilibrio posturale. A livello locale si avranno metatarsalgie, alluce valgo, dita a martello, varismo, distorsioni recidivanti ecc. Fonte: Dott. Franco Migliozzi, Osteopata D.O
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ATTENZIONE LEGGEREIl dottor Paonessa non rilascia AutoriMarco Paonessa Archivio
Novembre 2024
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