Sbagliato ignorarli se danno dolore I nervi non si "accavallano " mai, è bene chiarirlo. Tuttavia in questa comune autodiagnosi chiamata spesso in causa quando insorge un dolore inspiegabile ad un arto c'è un fondo di verità: i nervi infatti possono "cadere in trappola". Si tratta di una circostanza molto comune e dolorosa: i nervi nel loro lungo percorso attraversano punti nei quali sono circondati da un tendine o da una sporgenza ossea. Una situazione che in condizioni di normalità concede loro uno spazio modesto, ma sufficiente al corretto passaggio degli impulsi. Basta poco però ad alterare gli equilibri: una infiammazione, un callo osseo sorgente, una tendinite, l'artrosi e la ritenzione di liquidi possono sottrarre spazio al nervo e schiacciarlo come fosse caduto in una trappola. Di quì il nome dato dagli specialisti a questi problemi, sindromi da intrappolamento e i sintomi avvertiti: formicolii, riduzione della sensibilità cutanea, dolori brucianti e nei casi più gravi deficit di forza. All'inizio può servire a lenire i disturbi agitare la parte o massaggiarla energicamente per riattivarla o ancora lasciarla a riposo, ma con il tempo queste misure diventano sempre più inutili. I disturbi da prima incostanti e capricciosi, diventano cronici e soprattutto intollerabili, tanto che si rendono necessari gli antiinfiammatori per ottenere una tregua. Ignorare questi segnali di allarme è pericoloso: se il nervo soffre troppo a lungo le sue fibre si atrofizzano, così che ogni sforzo terapeutico diventa inutile. Il nervo risulta infatti danneggiato in modo irreparabile e sua corretta funzione non può più essere recuperata. Le conseguenze più comuni di questi ritardi terapeutici sono zone di cute in parte o del tutto insensibili, dolori urenti e debolezza di uno o più muscoli. LE SINDROMI PIU' COMUNI
Si potrebbe ottenere una mappa del corpo umano molto insolita: disegnando con una penna tutte le aree di pelle che possono essere colpite dalle sindromi da intrappolamento. Il risultato sarebbe una carta geografica di regioni piccole come due dita di un piede o grandi come tutta la superficie anteriore di una coscia, a forma di ellissi molto allungata, di cerchio o di nastro. Ogni zona corrisponde ad un nervo sofferente e la particolare geometria è fedele alla distribuzione nella pelle delle sue terminazioni nervose. Sempre la stessa per ogni nervo. Di quì una immediata applicazione pratica: una prima diagnosi può essere formulata anche solo riferendo con precisione al medico specialista i confini dell'area interessata dai disturbi, formicolii, bruciori e perdita della sensibilità. Uno specifico esame, l'elettromiografia perfezionerà poi la diagnosi. La sindrome del tunnel carpale, ad esempio colpisce tipicamente le ultime tre dita della mano e metà dell'indice. Si tratta di un problema molto comune e colpisce soprattutto le donne. I sintomi da prima sporadici e solo notturni, si fanno costanti anche di giorno e possono accompagnarsi a debolezza del pollice. Se invece sono interessate le ultime due dita della mano il disturbo prende il nome di sindrome del canale del Guyon, disturbo molto più raro. Molto estesa la zona di pelle "addormentata" e sofferente in caso di meralgia perestesica. Viene infatti intrappolato un grosso nervo nel suo tratto inguinale, che da sensibilità a tutta la superficie anteriore della coscia, fino al ginocchio. Ma le dimensioni con l'intensità dei dolori centrano poco: il minuscolo nervo interdigitale del piede che da sensibilità al terzo e quarto dito può restare vittima di una sindrome da intrappolamento nota come neuroma di Morton. I dolori in questi casi possono essere violentissimi e concedere un'autonomia di pochi passi, pochi metri infatti e la sensazione di un chiodo o di un sasso sotto la base delle due dita costringono a fermarsi e a cercare sollievo togliendo la scarpa. Molte altre le sindromi da intrappolamento, anche se più rare. Per tutte la stessa soluzione: la neurolisi. Un intervento per liberare il nervo e restituirgli il giusto spazio. Giustificato però solo dopo che farmaci e fisioterapie non hanno ottenuto risultati soddisfacenti. L'ELETTROMIOGRAFIA. E' l'elettrocardiogramma dei nervi, il primo test da compiere in caso di sospetta sindrome da intrappolamento. Piccoli elettrodi cutanei vengono collocati in corrispondenza dei nervi da eseminare in modo da valutarne attività e grado di salute. L'esame è indolore, fatta eccezione per un lieve sensazione di formicolio e piccole contrazioni muscolari, evocate dallo specialista quando sollecita il nervo con deboli correnti elettriche. Il nervo è infatti un conduttore di impulsi elettrici e nota la velocità con cui questi devono viaggiare, ogni ritardo è interpretato come una sofferenza delle sue fibre: più sono malate più gli impulsi elettrici arrivano in ritardo. A volte, nei casi più gravi non arrivano affatto. Non è tutto: l'elettromiografia può individuare con esattezza anche il tratto di nervo sofferente e quindi la sede anatomica della sindrome da intrapplamento. Si tratta di una informazione fondamentale per il chirurgo che in questo modo sa dove deve andare con il bisturi a liberare il nervo e restituirlo così alla sua corretta funzione. LA SINDROME DA MOUSE. Si tratta forse della più moderna delle malattie: colpisce chi fa uso del computer e del mouse per molte ore al giorno. Il nervo ulnare infatti soffre e si infiamma a causa della continua pressione esercitata dal braccio e dalla mano, che maneggiano questo strumento, sul tavolo di lavoro . I sintomi sono tipici e facilmente riconoscibili anche da un profano: formicolii e dolori nella parte mediale dell'avambraccio fino al quarto e quinto dito della mano. Ignorare questi sintomi può pregiudicare anche l'efficienza di alcuni muscoli del braccio e della mano, tanto che certi movimenti come estendere il pollice contro resistenza o flettere attivamente il polso possono risultare impossibili. La terapia è quanto mai elementare ed efficace: abbandonare l'uso del mouse fino alla completa risoluzione dei sintomi. Una volta risolto il disturbo è bene adottare una nuova posizione al computer per evitare spiacevoli recidive: con il gomito più esteso, avendo cura di non appoggiare troppo a lungo l'articolazione e il bordo laterale del polso su superfici dure. Si tratta infatti di zone a rischio per il nervo ulnare, perchè più vulnerabile ed esposto al rischio di sindromi da intrappolamento.
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ATTENZIONE LEGGEREIl dottor Paonessa non rilascia AutoriMarco Paonessa Archivio
Settembre 2021
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