Intervista al Presidente della FisioVdA il dottor Paolo Bosonetto nel giorno della conferenza stampa per la presentazione dell'associazione e intervista al segretario FisioVdA il dottor Marco Paonessa. Presentazione dell'associazione e dell'iniziativa solidale denominata "Seduta Sospesa". La sindrome dell'Egresso Toracico (Thoracic Outlet Syndrome o T.O.S)
Vi sono due modi in cui questa sindrome si presenta. La sindrome deficitaria é caratterizzata da ipotrofia e debolezza progressiva dei muscoli della mano avente caratteristiche miste da deficit di nervo mediano e nervo ulnare (vedi figura di sin.) Tale esordio é tuttavia abbastanza raro, mentre molto più frequente é la presentazione della sindrome irritativa ad obbiettività normale. A volte, il quadro può presentarsi in associazione ad altri entrapment dell'arto superiore (sindrome da compressione multipla). Si tratta, in questo caso, di una diagnosi da molti definita "virtuale". Il motivo principale é che questa sindrome si manifesta senza che sia possibile ottenere da un esame strumentale (Risonanza Magnetica,TAC, ecografia) una conferma inequivocabile della sua presenza. E' una diagnosi che avviene sulla base della raccolta della storia clinica, sulla esclusione di altre patologie a presentazione analoga e, solo in rari casi, può risultare dall'elettromiografia. Tuttavia la sindrome esiste, eccome. Lo confermano i numerosi pazienti operati sulla base del solo quadro clinico e che hanno tratto giovamento dalla chirurgia. Cause: la sindrome dipende dalla compressione delle ultime radici del plesso brachiale (C8 e T1) che sono compresse e tenute ancorate alla 1a costola e alle strutture vascolari. Si riconoscono cause idiopatiche (non si trova una alterazione radiologica atta a spiegarla), cause secondarie a pregressi traumi o a evidenti proliferazioni anomale di tessuto nella regione, quali la proliferazione di un processo costale esuberante (vedi figura a dx) da cui spesso parte una banda fibrosa anomala che comprime le radici C8 e T1 insieme all'arteria succlavia (vedi nel roll-over della stessa figura l'arteria e le radici C8 e T1 dopo la liberazione). Sintomi: esistono un quadro raro, con importanti deficit neurologici (vedi foto in alto a sin) dove tipicamente i dolori sono pochi o del tutto assenti ed il paziente si avvede del deficit neurologico e solo dopo avverte che effettivamente la mano é più impacciata. Ben più frequente é la sindrome irritativa, in cui deficit neurologici non sono presenti ma il/la paziente avverte dolori al collo, al braccio misti a formicolii alle ultime dita della mano, pesantezza a lavorare con l'arto ed a portare pesi. Il dolore può scendere anche alla regione scapolare e la mano può apparire più gonfia e scura. Trattamento: può essere conservativo con ginnastica sotto la guida di un fisioterapista e da un osteopata che illustri al paziente eventuali anomalie posturali responsabili dei disturbi. Noi siamo soliti dissuadere dal ricorrere subito alla chirurgia perché il disturbo deve essere abbastanza duraturo, perché si abbia con certezza la sindrome. L'intervento consiste in una liberazione per via sopraclavicolare della parte alta del plesso brachiale e della arteria succlavia mediante sezione delle strutture muscolo fasciali che li tengono ancorati alla prima costa. Se eseguito da mani esperte l'intervento non presenta particolari rischi ed ha percentuali di successo attorno al 90%. Si ringrazia plexus.it per l'articolo Le cause, i motivi ed i perché di una delle più comuni sindromi da compressione
Introduzione E' nota in letteratura medica una sindrome da compressione che coinvolge varie strutture della regione antero-laterale di collo: stiamo parlando della Sindrome dell’Egresso Toracico, anche nota come Sindrome degli Scaleni o Sindrome dell'Outlet Toracico (TOS). E' una patologia che deriva dalla compressione di strutture nervose e vascolari a livello della regione latero-cervicale del collo, della clavicola e della radice dell’arto superiore e la cui sintomatologia riflette in modo vario e subdolo questa tipologia di compressione con disordini di tipo vascolare e nervoso diversamente collegati tra di loro. Vale la pena ricordare la derivazione etimologica della parola sindrome: essa deriva dal greco συνδρομ?, letteralmente "che agiscono simultaneamente", proprio ad indicare la multifattorialità della patologia. La fisioterapia e l’osteopatia attualmente sono ritenute due discipline distinte su due piani differenti.
La fisioterapia è riconosciuta dall’ambiente scientifico, accademico e amministrativo (SSN) e assicurativo; è di fatto parte integrante di ogni struttura ospedaliera e di gran parte dei percorsi terapeutici che riguardano l’apparato locomotore/muscolo scheletrico. Il Fisioterapista (già terapista della riabilitazione) è un professionista della Sanità in possesso del diploma di Laurea o titolo equipollente, che lavora, sia in collaborazione con il Medico e le altre professioni sanitarie, sia autonomamente, in rapporto con la persona assistita, valutando e trattando le disfunzioni presenti nelle aeree della motricità, delle funzioni corticali superiori e viscerali conseguenti ad eventi patologici, a varia eziologia, congenita o acquisita. (Associazione Italiana Fisioterapisti - aifi.net) Scopo ultimo della fisioterapia è quello di riportare la persona trattata il più possibile vicino alla normalità della vita di relazione e lavorativa. A. Still (1828-1917) medico statunitense è considerato il padre dell’osteopatia: nel 1874 intuì che la salute del corpo passa attraverso l’equilibrio della struttura portante dello scheletro, responsabile del funzionamento armonico del sistema muscolare, nervoso e circolatorio. Da questa intuizione prese origine la affermazione che ancora oggi è alla base della filosofia osteopatica: “La struttura governa la funzione ” |
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Settembre 2021
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